Domani 13 giugno la Chiesa celebra la memoria di San Antonio di Padova, uno dei santi più amati e noti al mondo.
A Lecce, anche la comunità parrocchiale di Sant’Antonio a Fulgenzio è in festa, con un ricco programma dedicato al santo, coordinato dal parroco Padre Sebastiano Sabato, che si concluderà domani con numerose celebrazioni eucaristiche tra cui quella presieduta alle 10.30 dall’arcivescovo Michele Seccia durante la quale amministrerà il sacramento della confermazione ai ragazzi della parrocchia: alle 19, invece, l’eucarestia sarà officiata dal ministro provinciale dei Frati minori del Salento, Padre Paolo Quaranta.
Inoltre, durante la giornata sarà possibile visitare la Pinacoteca d’arte francescana e dopo la santa messa delle 19 ci sarà un’interessante visita guidata gratuita dal titolo “Antonio e la santità francescana”.
Sant’Antonio di Padova è certamente un fine teologo francescano, ma conosciuto e ricordato soprattutto per la sua vicinanza alla gente semplice e povera.
Fernando di Buglione nasce a Lisbona, in Portogallo, nel 1195 circa, da una famiglia di nobili origini. Entra a far parte dell’ordine degli Agostiniani, continuando i suoi studi di preparazione per diventare presbitero a Santa Cruz di Coimbra, dedicandosi negli anni di formazione completamente allo studio delle scienze umanistiche e teologiche.
Dopo una lunga riflessione, nel 1220 Fernando sceglie di vestire la tunica francescana prendendo il nome di Antonio e parte in missione per il Marocco, dove però verrà colpito dalla malaria che lo renderà cagionevole di salute per tutta la vita.
In occasione della Pentecoste, appreso del capitolo generale, il famoso “capitolo delle stuoie” che riuniva tutti i frati in Assisi, ha avuto modo di ascoltare Francesco d’Assisi.
Nel 1223 gli viene proposto di insegnare teologia a Bologna fino a quando lo stesso Francesco, avendo sentito parlare delle sue doti di predicatore, gli ‘ordina’ di insegnare teologia ai frati, a condizione di mantenere vivo il suo spirito di preghiera e di devozione.
Muore il 13 giugno del 1231 e viene sepolto a Padova nella chiesetta di Santa Maria Mater Domini.
A meno di un anno dalla morte Papa Gregorio IX lo proclama santo e nel 1946 Papa Pio XII ‘Dottore della Chiesa’.
Sant’Antonio è da sempre uno dei santi più amati e venerati della cristianità e difatti la basilica a lui dedicata è meta, ogni anno, di milioni di pellegrini devoti che vi si recano per rendergli omaggio per le sue numerose intercessioni presso il Signore e grazie ricevute. Da qui l’espressione comune “Troppa grazia Sant’Antonio!”.
L’immagine di sant’Antonio più diffusa è quella del giovane frate giovane che tiene in braccio Gesù bambino e un giglio in mano. Ci sono però altri simboli antoniani legati alla sua devozione come il pane, il libro, il saio, la fiamma (CLICCA QUI), segno del suo spessore spirituale e pastorale.
Ed è tanta la ricchezza di insegnamenti spirituali contenuta nei “Sermoni” da meritare il titolo di “Dottore evangelico”, espressione, quindi, della grande bellezza del vangelo.
Ed in particolare nei Sermoni, Antonio parla della preghiera come di un rapporto di amore, che porta l’uomo a colloquiare dolcemente con Dio, con una gioia ineffabile. La preghiera è silenzio, esperienza interiore, distacco dal rumore esterno, interiore, aprire, in sintesi, il cuore alla presenza di Dio.