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È tempo di festa per la confraternita dei Santi Medici con sede nella chiesa di Santa Teresa a Lecce; al compiersi del mese di settembre giunge, infatti, puntuale la festa dei Santi Medici Cosma e Damiano.

 

 

 

Le fonti pervenuteci fanno riferimento a "fratelli, gemelli e medici. Damiano viene però perlopiù considerato il fratello minore e non gemello".

Questi erano in grado di operare prodigiose "guarigioni" e "miracoli", e la loro azione era completamente gratuita nei confronti di tutti, da qui l'appellativo "anàrgiri" (dal greco anargyroi = senza denaro).

Con questo termine si designavano nella Chiesa greca i santi che, secondo gli scritti agiografici, esercitavano la medicina senza alcuna retribuzione. Grazie a questa fama, i due diventarono tradizionalmente santi protettori dei medici e dei farmacisti.

Pare che i due fossero originari dell'Arabia, appartenenti ad una ricca famiglia. Il padre, Niceforo, si convertì al cristianesimo dopo la loro nascita, ma morì durante una persecuzione in Cilicia; la madre, Teodota (o Teodora), da più tempo cristiana, si occupò della loro prima educazione. Dopo aver appreso l'arte medica nella provincia romana di Siria, praticarono la loro professione nella città portuale di Ægea, in Cilicia, sul golfo di Alessandretta (attuale Turchia).

Nota è la loro gratuità nell'operare i loro servizi medici, in applicazione del precetto evangelico: "Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date" (Mt 10,8).

Uno dei loro più celebri miracoli, tramandati dalla tradizione, fu quello di aver sostituito la gamba ulcerata di un loro paziente con quella di un etiope morto di recente.

Secondo la passio, tuttavia, in una sola occasione era stata elargita ai santi una ricompensa, di tre uova nelle mani del fratello minore Damiano, da parte di una contadina, Palladia, un'emorroissa, miracolosamente guarita.

Cosma era rimasto tanto deluso e mortificato per quel gesto, da esprimere la volontà che le sue spoglie fossero deposte, dopo la morte, lontane da quelle del fratello.

Durante le persecuzioni dei cristiani promosse dall'imperatore illiro-romano Diocleziano (284 – 305) furono fatti arrestare dal prefetto di Cilicia, Lisia.

Avrebbero quindi subito un feroce martirio, così atroce che su alcuni martirologi è scritto che essi furono martiri cinque volte. I supplizi subiti da Cosma e Damiano differiscono secondo le fonti. Secondo alcune furono dapprima lapidati, ma le pietre rimbalzarono contro i soldati; secondo altre furono crudelmente fustigati, crocefissi e bersagliati dai dardi, ma le lance rimbalzarono senza riuscire a fare loro del male; altre fonti ancora narrano che furono gettati in mare da un alto dirupo con un macigno appeso al collo, ma i legacci si sciolsero e i fratelli riuscirono a salvarsi, e ancora incatenati e messi in una fornace ardente, senza venire bruciati.

Furono quindi decapitati, assieme ai loro fratelli più giovani (o discepoli), Antimo, Leonzio ed Euprepio, nella città di Cirro, nei pressi di Antiochia.

Dopo il loro martirio, coloro che avevano assistito al macabro spettacolo vollero dare degna sepoltura a coloro che tanto bene avevano elargito in vita, cercando anche di rispettare la volontà di Cosma circa la separata sepoltura: ciò fu loro impedito da un cammello che, secondo la leggenda, prese voce, dicendo che Damiano aveva accettato quella ricompensa solo perché mosso da spirito di carità, onde evitare che quella povera donna potesse sentirsi umiliata dal rifiuto. I presenti diedero dunque sepoltura ai loro corpi deponendoli l'uno a fianco dell'altro.

Il culto dei Santi Cosma e Damiano, invocati come potenti taumaturghi, iniziò subito dopo la loro morte. Il vescovo di Cirro, Teodoreto, parla già della divisione delle loro reliquie, inviate alle numerose chiese già sorte in loro onore (a Gerusalemme, in Egitto, in Mesopotamia); l'imperatore Giustiniano I e il patriarca Proclo dedicarono ai santi una basilica di Costantinopoli che divenne meta di numerosi pellegrinaggi; anche a Roma Papa Felice IV (526 - 530) edificò, sul sito dell'antico Templum Romuli e della Bibliotheca Pacis, nel Tempio della Pace, una basilica a loro intitolata e ne favorì il culto in opposizione a quello per i pagani Castore e Polluce. I crani dei santi vennero traslati da Roma nel X secolo e portati a Brema: nel 1581 Maria, figlia di Carlo V, li donò alla chiesa del convento delle clarisse di Madrid: le stesse reliquie sono però venerate anche nella chiesa di San Michele Arcangelo a Monaco di Baviera dove, in base all'iscrizione sul reliquiario, vennero poste nel XV secolo. Il primo documento che attesta la presenza delle reliquie delle braccia dei santi a Bitonto è del 1572, data di svolgimento della visita pastorale di mons. Musso. Il culto dei taumaturghi, secondo quanto risulta da alcune testimonianze iconografiche, è però introdotto in Bitonto fin dal XIV secolo.

Per celebrare tali fulgidi esempi di santità, il rettore di Santa Teresa, don Corrado Serafino insieme al commissario arcivescovile Loredana De Benedetto, hanno redatto un programma volto a consentire ai devoti di poter far proprie le doti che hanno reso grandi agli occhi del Signore i Santi Cosma e Damiano.

Nei giorni che vanno da domani 23 e fino al 25 settembre, ogni sera alle 17.30 ci sarà la recita del rosario e alle 18 la celebrazione eucaristica.

Sabato 25 è prevista un’appendice dall’intenso valore spirituale e contemplativo: alle ore 21 si terrà, infatti, una veglia di preghiera dinanzi al Santissimo Sacramento con una particolare intenzione per la cessazione della pandemia in corso e per la guarigione degli ammalati.

Domenica 26, giorno della solennità, sarà celebrata la santa messa alle ore 18.

L’intercessione dei Santi Cosma e Damiano faccia sì che ogni battezzato possa camminare con passo spedito sulla via della santità.

 

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