Mercoledì scorso, presso la chiesa del Sacro Cuore di Lecce, è stata celebrata una santa messa in suffragio del dott. Ernesto Panvini, dirigente della Polizia di Stato in quiescenza, nel trigesimo della sua scomparsa.
Alla celebrazione eucaristica, officiata dal cappellano provinciale della Polizia di Stato, don Antonio Sozzo, erano presenti il vicario del Questore, primo dirigente della Polizia di Stato, in rappresentanza del Questore di Lecce, dott. Andrea Valentino, una rappresentanza dell’A.N.P.S. (Associazione nazionale della Polizia di Stato) della sezione di Guagnano con il suo presidente, Giuseppe Verdoscia, un nutrito gruppo di collaboratori del dott. Panvini, ai tempi in cui egli dirigeva la Digos di Lecce, nonche diversi suoi amici e conoscenti, venuti per testimoniare il loro affetto all’amico scomparso.
Al termine della sentita e partecipata funzione religiosa, il dott. Domenico Abbracciavento, dirigente della Polizia di Stato in quiescenza, che nel 1984 conobbe e lavorò a fianco di Panvini, ha voluto fare memoria dell’illustre collega scomparso, lumeggiandone a grandi linee la sua poliedrica e forte personalità.
Panvini era nato a Merano (Bolzano), ma cresciuto a Maddaloni, in provincia di Caserta, dove il padre, sottufficiale dell’Esercito, si era trasferito con la sua famiglia.
“Dopo una lunga e brillante carriera iniziata a Milano, dove diresse negli anni ‘60 la prima sala operativa, e poi proseguita tra le varie questure della Repubblica, giunse alla Questura di Lecce nel 1972 per dirigere la Divisione di Polizia Amministrativa e Sociale e dal 1979 al 1988 la Digos. Una carriera - ha sottolineato Abbracciavento nel suo intervento pronunciato dall’ambone - caratterizzata da una straordinaria operatività sia nell’ambito dell’attività di prevenzione e controllo del territorio che nel campo della investigazione e coronata da tanti riconoscimenti, tra cui la medaglia di Ufficiale Ordine al Merito della Repubblica Italiana, di cui il dott. Panvini fu insignito il 2 giugno 1991, su proposta della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Uomo colto, intelligente, caratterialmente forte, determinato, a tratti indomabile, ma anche di una umanità disarmante. Dirigente autorevole per carisma, competenza, professionalità e onestà intellettuale. Apprezzato per il suo originale e singolare modo di essere e per la sua straordinaria empatia e capacità relazionale. Un vero leader. Un maestro”.
“Amava tantissimo il suo lavoro per il quale - ha ricordato ancora Abbracciavento - non conosceva soste e soprattutto non consentiva intromissioni o interferenze. Ci ha insegnato a lavorare con il cuore, a tenere alta la testa, a non aver paura quando si è convinti di andare nella direzione giusta, a essere consapevoli che nella vita, l’unica battaglia persa è quella che non si è combattuta. Ernesto Panvini ci ha lasciato in eredità un enorme bagaglio di conoscenze e di esperienza, di cui tutti abbiamo fatto tesoro nel prosieguo del nostro percorso professionale. Ci ha lasciato un segno, un segno indelebile del suo inconfondibile stile di vita, del suo spirito intuitivo e combattivo e del suo andare, a volte, controcorrente”.