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“Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede”. Con queste parole di San Paolo ha esordito don Sandro Quarta, nel salutare la comunità di Maria Regina in Squinzano, domenica scorsa al termine della celebrazione eucaristica davanti ad una assemblea commossa, numerosa, variegata.

Sì, perché a salutare don Sandro c’erano proprio tutti! C’erano le persone anziane che sin dal suo arrivo, giovane e alla sua prima esperienza di parroco, lo hanno considerato un figlio da seguire, aiutare, “proteggere”. C’erano le famiglie, molte delle quali nate nel corso di questi nove anni di parrocato, che lo hanno visto sempre partecipe delle loro storie liete e tristi. C’erano i giovani cresciuti sotto il suo sguardo e che lo hanno avuto tante volte complice dei loro scherzi ma anche impegnato nel promuovere la loro maturazione umana e cristiana. E c’erano, infine, i ragazzi, numerosi con i loro zaini da far benedire. Perché don Sandro non ha voluto mancare a quello che ormai era diventato un appuntamento fisso prima dell’inizio dell’anno scolastico: la benedizione degli zaini, appunto, a rimarcare la sua attenzione per gli studenti e per il mondo della scuola in generale.

Commossa l’assemblea, dicevamo, e commosso don Sandro che non ha nascosto quanto “per un parroco risulti difficile il distacco da una parrocchia dopo nove anni” durante i quali si è lavorato intensamente per il bene delle anime e alla edificazione della comunità. Obiettivo privilegiato, quest’ultimo, che egli stesso ha voluto porre come tema di fondo nel cammino di preparazione alla celebrazione del 50° della dedicazione della chiesa parrocchiale. Obiettivo non semplice e scontato perché si sa bene quanto difficile sia mettere insieme, armonizzare mentalità, punti di vista, abitudini e temperamenti diversi.

Ma in questo, don Sandro, ha dimostrato di avere un carisma particolare per doti spirituali e umane e per la sua disponibilità nell’accogliere e dare fiducia a tutti ma nello stesso tempo nell’esigere il rispetto dei ruoli e delle persone e giungere così ad una più piena comunione e collaborazione. E questa è la prima eredità che don Sandro lascia.

 

L’altra, pur testimoniata sempre nella quotidianità, è apparsa in tutta la sua chiarezza e autenticità proprio nei giorni in cui ci è giunta la notizia della sua destinazione ad altra parrocchia. Il colpo, è inutile negarlo, lo hanno accusato tutti e ha colto tutti di sorpresa anche perché c’era ancora nell’aria il clima gioioso delle celebrazioni del cinquantesimo. Ma lui, don Sandro pur non nascondendo il dispiacere, ha dato una grande lezione di fede. Ha detto che la sua sicurezza sta nell’essere sempre nella volontà di Dio e in questo momento ciò significa ubbidienza al Vescovo, la conferma del suo “sì” alla Chiesa. Raddrizzando così, come in altre circostanze, il timone della barca.

Ha aiutato la comunità in questo modo a vivere con lo stato d’animo più giusto questa fase di passaggio: consapevolezza di ciò che la sequela del Maestro comporta, gratitudine al Signore per i doni che per mezzo di don Sandro ha elargito, disponibilità e accoglienza gioiosa di don Vanni Bisconti, il nuovo pastore che giunge in parrocchia.

Con questo spirito nei tre giorni precedenti la data del saluto, la comunità si è raccolta in preghiera per ottenere dal Signore le grazie necessarie a tutti per il nuovo cammino.

Saranno di compagnia per ciascuno le parole conclusive del saluto di don Sandro : “Siate certi che i vostri volti e le vostre storie fanno comunque parte della mia vita. Le strade ora si differenziano ma non si dividono perché saremo sempre uniti nella preghiera”. Grazie, don Sandro.

 

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