Ci sono esperienze che toccano il cuore perché solo vivendole lasciano una traccia indelebile, quella che per ogni cristiano è riconducibile ad un passaggio del Signore nella propria storia.
Sì! Un autentico passaggio del Bel Pastore è stata la visita pastorale che l’arcivescovo Michele Seccia ha compiuto alla nostra bella e cara comunità parrocchiale di San Lazzaro da venerdì 31 gennaio fino a ieri, domenica 2 febbraio, Festa della Presentazione di Gesù a Tempio.
È ripensando a questo kairòs (tempo privilegiato) vissuto come comunità ecclesiale che mi tornano nel cuore tre immagini, segno-testamento lasciato dal pastore in ognuna delle giornate qui vissute.
LE MANI
Uno dei tratti più amorevoli del nostro pastore sono le mani; quelle mani che consacrano, accarezzano e benedicono; quelle mani che abbracciano e accompagnano proprio come quelle di un papà che deve dare e accogliere, proprio come quelle di Gesù. Venerdì 31 gennaio è stata la giornata delle mani tese: quanti abbracci fin dal mattino, quando l’arcivescovo è stato accolto in parrocchia dal parroco don Pierino Liquori e dal sottoscritto. È stato bello e commovente avvertire la tenerezza del pastore che ama i suoi sacerdoti così come l’affetto paterno con cui il nostro arcivescovo non si è risparmiato al contatto con il popolo di Dio.
Quelle mani, sono diventate carezza del Signore nella visita alle persone anziane o ammalate alle quali mons. Seccia ha portato la presenza e il conforto di Gesù, sono state sprone per il personale docente e per gli alunni degli istituti “Ascanio Grandi” e “Marcelline” con cui si è intrattenuto in un colloquio semplice e familiare come è nel suo stile.
Quelle mani, ancora, hanno benedetto e spezzato il Pane Eucaristico nella quotidiana celebrazione vespertina per i tanti che hanno partecipato alla liturgia del giorno, sono state accompagnamento per le coppie in preparazione al matrimonio, tenerezza per i bimbi battezzati nello scorso anno civile; quelle mani hanno dato sollievo nella breve e intensa visita agli ospiti del “Punto Ristoro”, prima di applaudire il coro parrocchiale che ha deliziato i presenti con un concerto-meditazione dal titolo “Cantare la Vita”.
GLI OCCHI E LE ORECCHIE
Lo sguardo del pastore è sempre portatore di attenzione ed è rimando all’ascolto attento ad amoroso. L’arcivescovo Michele ha vissuto la giornata di sabato 1° febbraio con questo stile: si è fatto pellegrino per le strade del quartiere San Lazzaro in quel ciclo di incontri che lo ha visto intrattenersi con i negozianti, con i responsabili delle attività produttive e con le associazioni. Per tutti ha avuto parole di incoraggiamento, da tutti ha voluto ascoltare punti di forza e criticità, soprattutto da coloro che vivono nel settore del commercio non mancando di incoraggiare tutti ad essere artigiani di carità. Quanto bene ha fatto a tutti il sentirsi cercati dal proprio vescovo, il sapere che nel suo cuore di pastore c’è posto per tutti e il prendere coscienza che nelle mani alzate per la preghiera quotidiana il pastore della Chiesa di Lecce, d’ora innanzi, presenterà al Datore di ogni grazia anche questi volti e queste storie che, ormai, ha fatto sue.
Occhi e orecchi si sono velati di commozione quando padre Michele, nel pomeriggio, è stato accolto da una assemblea festante e gioiosa di bambini, ragazzi e genitori a cui ha raccontato la sua esperienza di fanciullo in parrocchia, con i quali ha condiviso il ricordo del nascere della sua chiamata al sacerdozio ministeriale tra le mura della sua comunità barlettana; agli adulti, in modo particolare, ha dato sostegno e forza nel proseguire con coraggio il loro compito di educatori delle giovani vite affidategli dalla Provvidenza, richiamandoli ad essere peri loro figli custodi e testimoni di vita buona.
GLI ABBRACCI
Abbracciare è stato il modo con cui Gesù ha comunicato la tenerezza del Padre. Nel suo nome, dunque, anche l’arcivescovo Michele non si è risparmiato, dispensando abbracci e pacche sulla spalla utili a continuare cammini, a riprendere itinerari interrotti, capaci di rimettere in sesto.
È questo il filo rosso delle tre giornate ma, ancor più, di domenica 2 febbraio; l’abbraccio del pastore si è fatto comprensione e grazia ai tanti che lo hanno voluto accostare per celebrare con lui il sacramento della Riconciliazione o, semplicemente, per confidare a lui dubbi, incertezze, fatiche e speranze.
Nell’abbraccio paterno dell’Eucaristia domenicale, il vescovo Michele ha stretto tutta la comunità raccolta intorno all’altare nel giorno del Signore, con un’attenzione tutta amorevole per i nonni, per i piccolissimi che iniziano il primo corso di catechesi e per le mamme in attesa in quella che è stata la 47^ Giornata per la vita.
Mani, occhi, orecchie e abbracci che la comunità tutta ha voluto ridonare al suo pastore come segno di gratitudine per questo immenso dono che è stata la sua visita e che è risuonato nelle parole commosse di don Pierino al termine della celebrazione domenicale: “La sua presenza di Vescovo della nostra Chiesa di Lecce, di Padre, di fratello è stata per tutti, grandi e piccoli, una esperienza di fede: Abbiamo visto in lei il Buon Pastore ma soprattutto la grande carità nel suo servizio di padre verso tutti noi. La sua parola è entrata nel profondo; il suo sorriso ha allietato il nostro cuore; le sue mani che hanno accarezzato e benedetto tutti, piccoli e grandi, hanno offerto il calore dell'amicizia, della paternità e soprattutto il calore di Colui che l’ha scelta per essere suo Sacramento in mezzo a noi: Gesù nostro Pastore! Grazie, Eccellenza, per la fatica, grazie per il sorriso, grazie per la preghiera, grazie per la sua paternità. Ci impegniamo a pregare ancora di più per lei e per tutta la nostra Chiesa diocesana, perché veda sempre nel Vescovo il Sacramento dell'amore di Cristo Signore”.
L’arcivescovo Michele, dal canto suo, prima di condividere in semplicità e gioia il pranzo domenicale con la comunità parrocchiale, accogliendo stupito e meravigliato il dono di una statua di San Lazzaro in cartapesta, opera del maestro leccese Marco Epicochi, ha affermato: “Grazie a tutti per questi gironi di grazia e per questo dono bellissimo che sarà presente nella mia cappella privata. Ho respirato la bellezza di questa comunità che si sforza di vivere con gioia e fede la sua adesione al vangelo. Un grazie ai vostri sacerdoti che vi accompagnano con amore e dedizione. L’augurio che vorrei fare a questa comunità è lo stesso che voi mi avete rivolto: questa parrocchia, come Betania, possa essere luogo di ospitalità amorosa e di fraternità condivisa, frutti che nascono dall’amore per Gesù”.
Photogallery a cura di Luigi Lolli e Diego Latino