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Un Papa che celebra i funerali del suo predecessore: quanto accade oggi in Piazza San Pietro con Francesco a presiedere le esequie di Benedetto XVI è stato comprensibilmente presentato come un fatto inedito nella storia della Chiesa in epoca moderna.

 

 

 

Certamente inedita è stata la rinuncia di Papa Ratzinger, motivata da ragioni di età e mancanza di forze fisiche e psichiche per sostenere le responsabilità e il carico di impegni legati al pontificato. Ma un Pontefice in carica che benedice la salma del predecessore prima della sepoltura è un fatto che ha un precedente piuttosto recente se comparato alla bimillenaria storia della Chiesa.

Accadde nel febbraio 1802, con i solenni funerali di Pio VI, celebrati nella basilica di San Pietro dal suo successore Pio VII. Il defunto, al secolo Giannangelo Braschi (Cesena 1717 - Valence 1799), eletto pontefice nel 1775, dopo un lungo regno morì in esilio in Francia, prigioniero di Napoleone. Le esequie si svolsero a Valence, subito dopo la morte, mentre i “novendiali” (i nove giorni di messe di suffragio prima dell’inizio delle votazioni in conclave) si tennero a Venezia, nella città in cui i cardinali si erano riuniti per eleggere il successore.

Pio VII, eletto il 14 marzo 1800, volle riavere a Roma le spoglie del predecessore, che furono riesumate nel dicembre 1801 e viaggiarono da Valence a Marsiglia e di qui, via nave, verso Genova. Sbarcata in Italia, la salma del Pontefice esiliato iniziò un pellegrinaggio trionfale, con solenni esequie celebrate a ogni tappa. Il 17 febbraio 1802 avvenne “il magnifico ingresso trionfale a Roma”, con i cardinali che attesero le spoglie a Ponte Milvio. La solenne cerimonia funebre venne celebrata in San Pietro in presenza di Papa Pio VII.

I resti di Pio VI non ebbero però pace: il cuore e i “precordi” (antica denominazione per gli organi e le formazioni anatomiche della cavità toracica che circondano il cuore, ritenuti sede degli affetti, dei sentimenti, della sensibilità) di Pio VI furono riportati a Valence, su richiesta esplicita del governo di Parigi, con un lungo viaggio di ritorno attraverso varie tappe in Francia nel 1802. Ma nel 1811 il cuore fu nuovamente riportato a Roma.

 

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