“Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Gesù insiste su questa caratteristica essenziale del vero pastore che è Lui stesso: quella del ‘dare la propria vita’”.
Con queste parole il 29 aprile 2012 Papa Benedetto XVI conferiva l’ordinazione sacerdotale a nove diaconi provenienti dai seminari della diocesi di Roma. Fu la sua ultima messa di consacrazione di presbiteri: 288 giorni dopo annunciò le sue dimissioni dal soglio pontificio. Il ricordo di quella liturgia è diventato più vivido in questi giorni nella memoria di quei giovani sacerdoti oggi diventati parroci, viceparroci o incaricati in uffici diocesani. Gli anni di formazione nel Pontificio seminario romano maggiore di don Alfredo Tedesco, attuale direttore del Servizio per la pastorale giovanile del vicariato di Roma, sono stati all’insegna del pontificato di Ratzinger. “Io entravo in seminario e lui veniva eletto Papa - dice -. Di lui ricordo l’estrema dolcezza e fermezza insieme. Tutti conosciamo bene la sua grande preparazione teologica ma di lui porto nel cuore soprattutto l’immagine dell’uomo empatico e dolce”.
Del giorno dell’ordinazione don Alfredo conserva, ovviamente, molte fotografie ma c’è uno scatto che gli è particolarmente caro perché “è meravigliosa l’espressione di gioia e felicità che traspare sul volto di Benedetto”. Per il sacerdote “ha influito molto” ed è stato “importantissimo” avere un Papa così profondo, dal punto di vista della formazione teologica, durante gli anni di studi in seminario. “La nostra fu la prima classe che prese ‘sotto di sé’ come vescovo di Roma - prosegue -. Ricordo perfettamente i suoi discorsi a braccio fatti in seminario tutte le volte che veniva a trovarci, i racconti dei suoi anni in seminario e della sua ordinazione. Sembrava un padre con i suoi figli, parlava con cuore di padre”.
Delle visite di Joseph Ratzinger al Pontificio seminario romano maggiore parla anche don Claudio Fabbri, oggi vicario parrocchiale a Santa Silvia, in zona Portuense. “Da giovani seminaristi della chiesa di Roma, avevamo il dono di ricevere ogni anno la visita di Papa Benedetto - afferma -. La sua figura appariva certamente quella di un uomo nobile, teologo profondo e pastore mite e mansueto. E però, quello che colpiva noi giovani nell’ascoltare la lectio divina che ci proponeva, con tono tenero e paterno parlando a braccio, era l’amore vivo per la verità, per la liturgia, per le Scritture, la sua passione per la Chiesa e la sua ‘chiara’ visione del mistero del Dio che si fa carne; tutte caratteristiche che lasciava trasparire da una familiarità sorprendente con i concetti e le persone, familiarità capace di dare del lei a chiunque gli si avvicinasse, con estrema umiltà, seppure con un tocco di delicata confidenza”.
Il pontificato di Benedetto XVI ha “sicuramente influito moltissimo” anche nel cammino sacerdotale di don Daniele Natalizi, da sei mesi parroco di Santa Maria del Buon Consiglio. “Prego sempre anche per lui ogni volta che durante la consacrazione utilizzo la terza preghiera eucaristica - dice -, la stessa usata il 29 aprile 2012 durante la messa della nostra ordinazione. Rivolgo a lui un pensiero e una preghiera speciale anche nel giorno del mio anniversario di sacerdozio. In questi giorni in televisione ho visto una carrellata di immagini e non nascondo di aver pianto molto dopo la sua morte. È stato un teologo fine e ci lascia un patrimonio immenso culturale”.
Tra i nove diaconi ordinati a San Pietro il 29 aprile 2012, l’ultimo in fila era don Marco Santarelli, oggi parroco di Santa Maria causa nostrae laetitiae, a Torre Gaia. “Di fatto sono stato l’ultimo sacerdote ordinato da Papa Benedetto XVI - racconta -. È stata una grazia e un onore essere consacrato da lui. La sua teologia e la sua dolcezza hanno influito moltissimo nel mio ministero sacerdotale”. Di quel giorno ricorda in modo particolare lo sguardo incrociato con Benedetto al momento dello scambio della pace. “Era lo sguardo di un padre – prosegue -. Era un uomo fantastico, da ascoltare, da leggere, da vivere. Un grande teologo ma soprattutto un grande padre e pastore. L’ho sempre sentito molto vicino a noi sacerdoti”.