L’hub solidale sono gli spazi parrocchiali di Santa Sofia, la chiesa dei greco-cattolici a Roma. Da stamattina una ventina di uomini, ma anche seminaristi e altri volontari e volontarie in maggioranza ucraini hanno cominciato a stipare un tir in ogni suo angolo.
Il grande automezzo, di nazionalità slovacca, parte oggi con destinazione l’area di Zaporizhzhia, uno degli epicentri della guerra in Ucraina, martellato da mesi dai bombardamenti russi.
La notizia è stata data dal card. Konrad Krajewski, che nei giorni prima di Natale si era messo ancora una volta alla guida di un furgone per portare una quarantina di generatori elettrici e una larga parte delle magliette termiche raccolte dal Dicastero per la carità attraverso una piattaforma solidale. E il flusso di donazioni non si è fermato, con gli oltre 300 mila euro raccolti che hanno permesso di incrementare il numero di generatori e di indumenti termici da inviare a est. In 48 ore, assicura l’elemosiniere del Papa, tutto il nuovo materiale sarà nella disponibilità di quelle troppe persone che stanno sopravvivendo in condizioni disumane in una barbarie resa peggiore dalle temperature polari del periodo.
“È una catena di bontà di gente che aiuta i propri connazionali, che vuole aiutare chi sta soffrendo”, dice il cardinale. Il 19 dicembre scorso il porporato era arrivato a Leopoli con un grosso furgone - “il più grande che potessi guidare”, aveva detto - e dopo aver distribuito gli aiuti in varie località, si era spostato a Kyiv per portare una quota di aiuti e fermarsi a celebrare il Natale, accompagnato anche dalla vicinanza e dalla benedizione di Papa Francesco. Un Natale di guerra, fatto di gelo e di penombre per i razionamenti elettrici attenuati dal chiarore acceso dai generatori. “Direi che la missione è compiuta”, aveva affermato il card. Krajewski di ritorno una settimana dopo.
*Città del Vaticano