Tv2000 e Radio InBlu2000 compiono 25 anni. Ricorre, infatti, in questi giorni, l’anniversario di fondazione delle emittenti promosse dalla Conferenza episcopale italiana.
25 anni di grandi trasformazioni, senza dimenticare il passato e con un occhio attento ai cambiamenti e alle sfide che i tempi richiedono. Per tracciare un bilancio di questi anni e per capire come si articoleranno i prossimi, ne abbiamo parlato con il direttore, Vincenzo Morgante.
25 anni, come ci arrivano Tv2000 e Radio InBlu2000 a questo anniversario?
Ci arrivano con la gratitudine verso quanti hanno consentito di tagliare questo traguardo. La gratitudine verso i pionieri di questo progetto e verso chi negli anni ha messo al servizio creatività e professionalità. Un traguardo tagliato in buona salute, nonostante un panorama nazionale editoriale sempre più articolato e competitivo, e con la consapevolezza di essere una voce autorevole capace di interloquire nei diversi ambiti della comunicazione.
25 anni non sono pochi. Per questo anniversario avete previsto qualcosa in particolare?
Innanzitutto è cambiato l’assetto. In 25 anni tante realtà editoriali hanno spento la luce e sono scomparse. Noi continuiamo a esserci. Siamo una televisione ma non siamo soltanto una televisione e siamo una radio ma allo stesso modo non solo una radio. Ormai siamo una media company, un ecosistema digitale che ha fatto delle scelte imprenditoriali attente seguite da investimenti nel segno del rinnovamento tecnologico e ha messo in campo nuove idee e modalità di presenza che ci consentono di dire, nel panorama mediatico del Paese, di essere una voce ascoltata e riconosciuta. Una voce con una propria identità e con la voglia di continuare a esserci nel servizio delle Chiese che sono in Italia e del Paese.
In che modo?
Sono 25 anni che sperimentiamo, che cerchiamo di individuare le modalità più innovative per raccontare la nostra Italia e il mondo, per accompagnare i nostri ascoltatori nella preghiera e per proporre le chiavi originali di lettura della realtà, ben radicate nell’antropologia cattolica.
Nel corso degli anni i network che ruotano attorno all’“universo” Tv2000 sono passati progressivamente da essere dei “media cattolici per cattolici” a diventare un servizio rivolto a tutti. Come è stato possibile?
Siamo un gruppo editoriale che rimane saldo nei propri principi e valori, ma che si rivolge a tutti, a quanti sono interessati a un confronto e a un dialogo non fondato su slogan o pregiudizi. La nostra è un’identità che offriamo agli altri e non uno scudo che eleviamo. Cerchiamo ponti per dialogare e proporre la nostra versione non per isolarci. Come ci invita Papa Francesco dobbiamo uscire dal nostro recinto e cercare di essere lievito tra le strade e tra le autostrade dell’etere e della rete.
In occasione di questo anniversario il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza episcopale italiana ha auspicato “che questo Giubileo d’argento possa essere un motivo di grande riflessione per guardare al futuro affinché Tv2000 e InBlu2000 aiutino sempre di più la Chiesa a parlare alle persone, a farsi capire e a saper dare voce ai tanti che purtroppo non hanno voce”. Che ne pensa?
Quello del nostro editore è un auspicio che per noi costituisce una grande e precisa responsabilità, cui tutti i media della Cei devono saper rispondere, mettendo in campo la professionalità, conoscenza e competenza. È un servizio che dobbiamo rendere alla Chiesa: dare voce a chi voce non ha, riservando un’attenzione particolare ai fratelli e alle sorelle in difficoltà. Dobbiamo davvero far diventare protagonisti i cosiddetti ultimi che ultimi nel cuore del Signore non sono, anzi. Abbiamo un editore che ci garantisce libertà d’azione: noi dobbiamo saperla utilizzare adeguatamente. Dobbiamo offrire un servizio ad altezza d’uomo. È necessario parlare della vita concreta della gente e non solo di quelli che hanno la forza di farsi sentire e notare. Anche a noi compete di non escludere nessuno e di non lasciare indietro nessuno. Quindi anche temi che nel panorama dei grandi media internazionali e nazionali non trovano ospitalità per noi devono essere delle priorità. L’agenda e la gerarchia degli argomenti non possono farsi condizionare dalla moda mediatica del momento. Dobbiamo essere, come dice il nostro slogan: “Autentici per vocazione”.