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Col passare del tempo è diventato sempre più chiaro che il discernimento è uno dei temi più ricorrenti nel magistero di Papa Francesco (LEGGI; Idem, Amoris laetitia 291-312; Idem, Gaudete et exultate 166-177; Idem, Christus vivit 278-298.).

 

 

 

Qui ci riferiamo agli insegnamenti relativi al discernimento personale, cioè alla capacità del singolo battezzato di capire quello che il Signore vuole da lui.

Nell’Esortazione apostolica Gaudete et exultate, dopo la bella Lectio di Mt 5, 1-8, il Papa si sofferma su alcune caratteristiche della santità, considerate particolarmente importanti nella cultura di oggi, e precisamente: la fermezza interiore, la gioia, la parresìa, la vita comunitaria.

Subito dopo, nel capitolo quinto, il Papa dedica un lungo paragrafo al discernimento spirituale.

Il discernimento è un dono da chiedere e da coltivare in ogni modo: con la preghiera, la riflessione, la lettura, il buon consiglio (Cf. Francesco, Gaudete et exultate 166).

In un contesto socio-culturale in cui siamo esposti a enormi possibilità di azione e distrazione, tutte presentate come valide e buone, è particolarmente necessaria l’attitudine a discernere, per non cadere in balia delle tendenze del momento (Cf. Ibidem 167).

Tale attitudine è particolarmente importante quando nella nostra vita sopraggiungono delle novità: per valutare se esse provengono da Dio oppure dal mondo e, così, riconoscere ciò che impedisce l’azione dello Spirito di Dio e ciò che, invece, ci incoraggia a percorrere le vie della libertà piena (Cf. Ibidem 168).

Il discernimento è utile sempre, perché ci aiuta a riconoscere i tempi di Dio e le sue ispirazioni e, così, ci mette nella condizione di servire meglio il Signore. Si tratta di non avere limiti per il meglio, di concentrarsi sul momento presente e sui piccoli dettagli della vita quotidiana, di riconoscere i mezzi concreti che il Signore predispone sul nostro cammino, perché non ci fermiamo alle buone intenzioni (Cf. Ibidem 169).

Lo scopo del discernimento non è il raggiungimento di un certo benessere temporale, ma capire quello che Dio vuole da noi, il senso della nostra vita davanti al Padre. Per questo, anche se non esclude gli apporti delle scienze e della sapienza umana, esso li trascende (Cf. Ibidem 170).

Il discernimento non può realizzarsi al di fuori della preghiera, perché, se è vero che il Signore ci parla in modi diversi, è solo nella preghiera prolungata che noi possiamo interpretare il significato delle ispirazioni che pensiamo di aver ricevuto (Cf. Ibidem 171).

Una condizione indispensabile per discernere la volontà di Dio è la diposizione ad ascoltare. Lo Spirito, infatti, agisce come vuole e solo chi è disposto ad ascoltare il Signore, gli altri, la realtà, è disposto a rinunciare al proprio punto di vista e ad accogliere una chiamata che lo conduca ad una vita migliore, anche a costo di rompere le sue sicurezze (Cf. Ibidem 172).

Il discernimento fa riferimento al Vangelo e al Magistero ecclesiale che lo custodisce, non per replicare soluzioni adottate nel passato, ma per valorizzare ciò che può essere più fecondo per il presente (Cf. Ibidem 173).

Per discernere in modo adeguato, è anche importante la disponibilità ad entrare nella logica della Croce, che è la logica dell’amore, del servizio, del dono totale di sé (Cf. Ibidem 174).

Il discernimento riguarda tutti gli aspetti della nostra vita, anche quelli in cui sperimentiamo più difficoltà e quelli che abbiamo paura di aprire all’ingresso dello Spirito santo: Colui che ci chiede tutto è pronto a darci tutto e non vuole entrare in noi per mutilare, ma per dare pienezza (Cf. Ibidem 175).

Recentemente il Papa è tornato sul tema nelle sue udienze del mercoledì (LEGGI QUI e LEGGI QUI).

Partendo dall’esperienza della conversione di Sant’Ignazio di Loyola, egli sottolinea che il discernimento non è una sorta di oracolo che risuona in modo chiaro e distinto nella nostra coscienza, ma piuttosto una scoperta progressiva, perché le grandi domande della vita vengono durante il cammino. Sant'Ignazio ha saputo ascoltare il suo cuore che gli mostrava un ribaltamento curioso: cose, che a prima vista lo attiravano, finivano per deluderlo; altre, meno brillanti, gli procuravano una pace duratura.

La grazia della conversione si nascondeva in un avvenimento apparentemente casuale: in casa c’erano solo vite di santi. In realtà Dio lavora anche attraverso i contrattempi, gli eventi non programmabili per il singolo caso. Spetta a noi discernere il suo linguaggio (LEGGI).

Dopo aver richiamato la conversione di S. Ignazio, il Papa si sofferma sugli elementi costitutivi del discernimento.

Il primo è sicuramente la preghiera, perché non si può discernere la volontà di Dio senza una profonda familiarità con Lui. Assimilandoci a Dio, la preghiera ci rende più ricettivi della sua luce gentile e più capaci di riconoscere ciò che a Lui piace (LEGGI).

Il secondo elemento costitutivo è una sufficiente conoscenza di se stessi.

Per discernere la volontà di Dio, dobbiamo saper distinguere tra le semplici emozioni e le facoltà spirituali, tra ciò che tocca la nostra sensibilità e ciò che è davvero importante per noi.

Un grande aiuto può venirci dall’esame di coscienza, che però non si fermi a registrare ciò che abbiamo fatto, ma sappia cogliere il tragitto che i nostri sentimenti percorrono nel nostro cuore (LEGGI).

Elemento indispensabile per il discernimento è anche il desiderio inteso come nostalgia di pienezza, che non trova mai pieno esaudimento, segno della presenza di Dio in noi.

Non sempre è facile capire che cosa vogliamo veramente, soprattutto in un’epoca in cui siamo bombardati da mille proposte e possibilità che rischiano di distrarci e finiscono di fatto per atrofizzare il nostro desiderio.

Da qui nasce il pericolo di trascinare la vita tra tentativi ed espedienti di vario tipo, senza mai arrivare da nessuna parte e sciupando opportunità preziose.

È solo dialogando col Signore che il nostro desiderio emerge nella nostra coscienza e impariamo a capire quello che vogliamo veramente dalla nostra vita (LEGGI).

Ultimo presupposto per fare un buon discernimento è a nostra stessa vita intesa come un libro che dobbiamo imparare a leggere.

Le Confessioni di Sant’Agostino sono un bellissimo esempio di come, rileggendo la nostra vita, vi possiamo riconoscere i passi silenziosi e discreti della presenza del Signore.

Abituarci a rileggere la propria vita educa il nostro sguardo e ci consente di notare i piccoli miracoli che il Signore compie per noi ogni giorno, ci rende liberi da stereotipi tossici e ci consente di progredire nel cammino della vita, senza rimanere imprigionati negli errori del passato (LEGGI).

Quella del discernimento è una virtù ben conosciuta sia nel Nuovo Testamento sia nella tradizione del pensiero cristiano, ma il rilievo che va assumendo ai nostri giorni è sicuramente inedito nella storia della chiesa e conferma la tesi di quanti, a ragione, parlano di una contestualizzazione delle virtù: sono i vari contesti socio-culturali a promuovere fisionomie morali atte a fronteggiare i bisogni che variano con l’alternarsi dei tempi e delle situazioni.

Come la tolleranza nel secolo dei lumi e il dialogo nel secolo scorso, così il discernimento sembra assurgere a virtù simbolo del nostro tempo e costituisce la risorsa indispensabile nel corredo morale del cristiano del XXI secolo.

 

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