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“Con il digitale abbiamo raggiunto tantissime persone, a volte persone che non sarebbero venute in parrocchia ma che così hanno partecipato a rosario e catechesi. Continueremo a utilizzare questo strumento quando sarà utile. Ma la Chiesa non sarà mai un gruppo Whatsapp”.

 

 

Lo ha detto ieri l’arcivescovo di Bologna, il card. Matteo Zuppi: “Quando abbiamo smesso di trasmettere in streaming la messa dalla cattedrale, in tanti si sono quasi arrabbiati dicendo che si svegliavano appositamente - ha aggiunto -. Una parte di questa comunicazione può restare perché facilita e semplifica tante cose. L’obiettivo non è la viralizzazione. Ma è uno strumento di cui abbiamo capito di più l’utilità”.

Nelle parole dell’arcivescovo la certezza che “non saremo mai ridotti a una comunicazione virtuale, perché la Chiesa è relazione, è incontro, è corpo”. “Ma lo strumento digitale può aiutare la relazione che è sempre fisica”.
Rispondendo a una domanda sul protocollo per la ripresa delle celebrazioni liturgiche con la presenza dei fedeli tra Cei e Governo, il cardinale ha osservato l’utilità dell’accoglienza in chiesa, “cosa che non c’è mai stata prima”, anche se con funzione di vigilanza.

“Il buon senso ci vuole. Se ci sono delle regole si rispettano. C’è stata un’interlocuzione forte della Cei con l’autorità istituzionale”, ribadisce il porporato che apprezza il superamento dell’uso dei guanti per la distribuzione della comunione. Sul ritorno dei fedeli in chiesa, infine, il card. Zuppi osserva una “ripresa lenta”, “un po’ perché il ritorno è coinciso con l’estate, un po’ perché le persone hanno tanta paura”. “In pochissimi casi non abbiamo dovuto non fare entrare delle persone, a Bologna. Si è verificato solo nel santuario di San Luca, ma in maniera contenuta”.

 

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