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La comunicazione massmediale esercitata nelle nostre comunità cristiane che cosa ci ha insegnato?

 

 

Certamente il fatto che ci siamo serviti degli strumenti social, anche senza una particolare preparazione, per trasmettere messe, celebrazioni e preghiere in streaming, è stato un prolungamento positivo di quell'insieme articolato di relazioni, che ci collegano tenendoci insieme. Il senso del prolungamento celebrativo, che abbiamo sperimentato, trasmettendo in video e in streaming le messe dalle nostre chiese vuote, ci deve fare comprendere meglio il rapporto tra virtuale e reale.
Una volta che è preclusa la possibilità di frequentare le chiese per partecipare alla messa, va davvero ripensato e ridato significato e valore alla partecipazione di un fedele a una celebrazione trasmessa in tv.

Di fatto sia lo smart working da casa, come anche il guadagno di tempo che deriverebbe dal moltiplicarsi delle videoconferenze, reclamano un ripensamento, capace di andare oltre alla considerazione strumentale della comunicazione.
Cosa potrà derivare, dalla frequentazione anche solo funzionale dei social, nelle nostre chiese, nelle parrocchie, nelle scuole, negli oratori è ancora tutto da scoprire.

Resta innegabile che le relazioni che i social media riescono ad agevolare, non potranno mai sostituire quella comunione che solo lo Spirito di Gesù sa creare nelle nostre chiese, stando attorno alla Parola ascoltata, al pane Eucaristico condiviso.
Siamo, tuttavia, autorizzati che oltre a una fruizione spericolata, ci sia una Grazia luminosa che si nasconde nella rete.
Non perdiamo l'occasione di cercare ancora!

 

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