L'emergenza Coronavirus ha messo a nudo dei ritardi sul fronte dell'accesso alle tecnologie e sulle competenze digitali, con profondi divari tra nord e sud, nella velocità della connessione della rete, e una povertà educativa minorile.
In Italia vivono 9,6 milioni di minori e durante il lockdown 8 milioni e mezzo di bambini e ragazzi sono rimasti a casa.
Il 41% dei minori viveva in un'abitazione sovraffollata, e il 7% doveva affrontare anche un disagio abitativo con problemi strutturali.
Più una famiglia è numerosa, più è probabile che si trovi in povertà assoluta ,e di questo quadro sociale dobbiamo tenerne conto, quando segnaliamo che l'emergenza ha imposto alcune esigenze in termini di digitalizzazione.
Le disuguaglianze digitali incidono notevolmente sulla povertà educativa minorile. Se una famiglia del ceto medio, con pochi figli, possiede più dispositivi in casa e una famiglia svantaggiata numerosa, con più figli, non ha accesso alla rete internet fissa, o non possiede nessun pc o ne ha solo uno per tutti, è chiaro che siamo davanti a un significativo fattore discriminante. .
Per la crescita dei bambini manca proprio un supporto educativo che deve essere tutelato dal diritto allo studio.
Nel mezzogiorno il 12,3% dei ragazzi non possiede un PC. l'Italia è agli ultimi posti delle classifiche europee nella sfida della gigabyte society.
Siamo al venticinquesimo posto su 28 nella classifica 2020, come indice di digitalizzazione dell'Economia e della società. Siamo seguiti solo da Romania Grecia e Bulgaria.
Servono scuole ma soprattutto studenti digitali, perché non parliamo solo di divari tecnologici comunque gravi ma risolvibili, parliamo di disuguaglianze sociali, radicate e profonde per cui serve una strategia di lungo periodo.