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Il terzo capitolo (nn. 11-15) dell’Istruzione “La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa” a cura della Congregazione per il clero del 20 luglio 2020, prova non tanto a dare risposta alla domanda “Quale il valore della Parrocchia oggi?”, quanto a porre le basi per uno sviluppo propositivo e condiviso in merito a nuovi modi di essere “Chiesa in uscita”.

 

 

Lo spirito di profezia appartiene a ogni discepolo e a tutta la comunità, alla Chiesa intera e a ogni Chiesa locale. Nel Battesimo il cristiano non semplicemente ha ricevuto tre compiti da attuare nella propria esistenza di credente, ma tre definizioni che riguardano la sua stessa identità. La profezia - uno dei tre compiti, unitamente allo spirito sacerdotale e regale affidati al cristiano - è capacità di saper scorgere tra le pieghe della storia i segni della presenza di Dio sapendoli interpretare alla luce della sua volontà. Partendo da questa sottolineatura la comunità parrocchiale è chiamata a diventare palestra di vita nella quale s’insegna l’arte della profezia interpretando i mutamenti storici e leggendo le esigenze e i desideri profondi dei fedeli.

Dall’Istruzione consegnataci dalla “Congregazione per il Clero”, emerge un quadro dinamico della comunità parrocchiale. Non semplicemente un luogo che dispensa servizi in merito ai sacramenti, alla catechesi/formazione, alla carità. La comunità parrocchiale è pensata come tempo e spazio dentro il quale “ogni battezzato riscopre la propria vocazione di discepolo di Gesù”, da una parte e di “missionario del Vangelo”, dall’altra. È un modo dinamico e nuovo di intendere la comunità parrocchiale. Non un’agenzia statica definibile semplicisticamente col termine “parrocchia”, ma “realtà personalizzata” che ha cioè in sé le caratteristiche e le prerogative della “persona umana” che la proiettata nella relazione. Questo il motivo per cui è utilizzato il termine “comunità parrocchiale” per definirla.

La Chiesa in questo tempo chiede alla comunità parrocchiale di conservare le fondamenta che l’hanno resa “organismo indispensabile di primaria importanza nelle strutture visibili della Chiesa” (cfr. San Giovanni Paolo II), “faro che irradia la luce della fede” (cfr. Benedetto XVI), ma ancor più frontiera di evangelizzazione nuova e rinnovata. Ogni attività, ogni iniziativa della comunità parrocchiale è atta a rendere tutti i membri agenti dell’evangelizzazione in forza del loro essere discepoli (cfr. Evangelii gaudium, 28).

Qui la sfida. Dire, infatti, che occorre “ripensare a una nuova forma di parrocchia” è facile. Trovare modalità di attuazione e percorsi rinnovati che entrino nelle dinamiche pastorali è difficile. Ecco, dunque, tre parole chiave da cui partire per formare sacerdoti e laici alla scuola missionaria permanente che la parrocchia è chiamata ad essere: missione, profezia, martyria. Pur essendo termini complementari e racchiudibili tutti nell’ultimo che comprende l’annuncio e la testimonianza e diventa segno visibile per il mondo, occorre declinare questi termini/azioni in processi dinamici pastorali. Occorre “generare nuovi segni”, “trovare altre modalità di prossimità e di vicinanza” per accogliere la sfida che il Maestro consegna oggi ai suoi discepoli. Senza paure, senza ritardi.

 

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