La visita dentro San Pietro, un’immensità vista per la prima volta che schiaccia quasi, ma che si arresta davanti alla statua della Madonna che stringe Gesù senza vita.
All’improvviso il resto dell’immensità perde d’interesse, mentre si accende di getto una domanda su quel “corpo incolpevole” di Cristo che ricorda “il corpo delle mie figlie negate alla normalità tra le mie braccia altrettanto impotenti. Perché?”. È uno dei passaggi della lettera indirizzata a Papa Francesco da Hermine Nzotto, la mamma delle gemelline siamesi originarie del Centrafrica, sottoposte circa un mese fa all’Ospedale Bambin Gesù a uno straordinario intervento di separazione cranica e cerebrale.
Due bimbe, Ervina e Prefina, che Francesco ha battezzato nei giorni scorsi a Casa Santa Marta durante una cerimonia riservata.
Nella lettera, Hermine Nzotto racconta la sua vita di “ragazza paesana della foresta”, nata in un villaggio a 100 km da Bangui, la città dove nel 2015 il Papa avvia il Giubileo della Misericordia aprendo la porta santa della cattedrale. Una porta che per la mamma delle due bimbe è molto di più. “Battezzare le mie miracolate Maria e Francesca da Sua Santità mi dà la conferma che Dio è veramente vicino agli ultimi”, scrive Hermine.
“Se domani le mie figlie potranno far parte dei bambini più fortunati della terra, cioè andare a scuola e imparare quello che ignoro e che adesso anch’io aspiro a sapere, per essere in grado un domani di leggere i versetti della Bibbia alle mie figlie, allora - scrive la donna al Papa - non è una porta santa che lei ha aperto a Bangui nel 2015 e che si è rinchiusa un anno dopo, ma ha costruito un ponte per l’eternità dove possono attraversare i bisognosi, come lo ero io, e gente di buona volontà come la squadra di medici che curano le mie inseparabili separate”.
La mamma ringrazia più volte i medici del Bambino Gesù per quanto fatto alle sue figlie. “La preghiera - conclude Hermine Nzotto - è ciò che può unire i popoli della terra; io pregherò Maria per lei, ma non ho bisogno di chiederle altrettanto in quanto chi come Sua Santità ha sfidato il pericolo delle punture delle zanzare e della ribellione del 2015 in Centrafrica sa chiedere a Maria ciò che serve al mondo”.