“Sani in un mondo malato”: questa efficace espressione di PapaFrancesco, particolarmente attuale in questo momento, merita di essere approfondita. Egli l’ha usata in almeno due circostanze.
Il 27 marzo 2020, l’ha pronunciata, precisando che “la tempesta del coronavirus smaschera la nostra vulnerabilità e lascia scoperte false sicurezze”…
Negli occhi e nel cuore rimane fortemente significativa l’icona di Francesco che, solitario sotto la pioggia in Piazza San Pietro, come Cristo che sale il Calvario caricandosi le sofferenze del mondo, propone un radicale rinnovamento.
Poi, agli inizi dello scorso giugno, in una lettera al presidente della Colombia, che ospita la Giornata dell'Ambiente 2020 sul tema della biodiversità, il Pontefice ha aggiunto e puntualizzato: "Non possiamo pretendere di essere sani in un mondo malato. Le ferite causate alla nostra madre terra sono ferite che sanguinano anche in noi".
Ed ha evidenziato che la casa comune va curata e protetta tutti assieme. E che, anzi, “abbiamo proseguito imperterriti” in comportamenti sbagliati e in scelte disastrose.
Occorre, cioè, prendere atto che il mondo soffre gravi ferite, poiché realizza forme di disfacimento e sfruttamento dell'ecosistema che reclamano un chiaro rovesciamento di rotta.
Come non ricordare quanto già cinque anni fa egli l’aveva sostenuto nell'enciclica Laudato si'? I nostri bambini hanno proprio diritto a un mondo che sia casa comune più abitabile, sana e umana.