Ogni battezzato si relaziona verso il suo prossimo “con gli occhi di Gesù”: è l’indicazione proposta da Papa Francesco nella meditazione ai fedeli domenica scorsa in Piazza San Pietro.
Già l’Antico Testamento, in alcuni testi, aveva considerato l’occhio, oltre che come organo del corpo per la vista, come rivelazione dell’animo, e quindi mezzo per esternare pensieri e sentimenti.
Parlando della centralità di Gesù per il battezzato, e quindi della necessità di considerare Cristo come il Salvatore da accogliere nella vita come “centro di ciascuno di noi”, il Papa ha così precisato che per ogni discepolo le doverose attività di aiuto fraterno non sono dettate solo da semplice solidarietà umana, ma innanzi tutto dall’amore per il Signore e quindi per le sue creature, per i suoi figli.
Francesco ha esplicitamente puntualizzato: “La carità cristiana non è semplice filantropia, ma, da una parte, è guardare l’altro con gli stessi occhi di Gesù e, dall’altro, è vedere Gesù nel povero”.
Ritorna subito in mente il titolo di quel noto testo di Madre Teresa di Calcutta, la grande e ammiratissima santa della carità: “Lo facciamo per Gesù”.
Si tratta di amare l’uomo non solo come fratello, ma come creatura e figlio Dio, per cui Gesù sulla croce ha donato la sua vita.