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Quest’ anno, la 15a Giornata nazionale per la custodia del creato ha il sapore amaro dell’incertezza, perché le preoccupazioni sul futuro non mancano. Con San Paolo sentiamo davvero «che tutta la creazione geme e soffre le doglie del parto fino a oggi» (Rm 8,22).

 

 

Questo però non ci impedisce di guardare avanti con speranza supportati dalla fede e dalla consapevolezza che il ruolo di ogni uomo, nel creato, è quello di portare avanti il progetto di Dio.

La nostra vita sia sociale che personale è stata rivoluzionata dalla pandemia da Covid-19. Essa ha ricordato a tutti, con la paura, la sofferenza e talvolta il lutto, la precarietà dell’essere umano.

All’improvviso i ritmi frenetici della nostra quotidianità hanno dovuto cedere il passo alle imposizioni governative necessarie per il contenimento del contagio e nelle proprie case i più si sono ritrovati a riflettere, spesso nella solitudine, sulla propria fragilità.

Prendere consapevolezza di essere di fonte ad un evento naturale che ci ha messo con le spalle al muro, ci ha ricordato, forse, che l’uomo, con i suoi frequenti deliri di onnipotenza nulla può davanti a certe realtà.

Dal mondo della scienza sono venute diverse voci ad evidenziare come questa pandemia sembri avere   consistenti legami con la crisi socio-ambientale che viviamo, sottolineando come la mancanza di adeguati controlli nel sistema di interscambio delle merci, il riscaldamento globale ed anche l’inquinamento atmosferico, che indebolisce l’organismo e lo espone maggiormente ad infezioni delle vie respiratorie, abbiano contribuito alla diffusione del virus.

Mentre, la chiusura ci imponeva profonde modifiche negli stili di vita così come nelle dinamiche della vita socio-economica la natura ha dato importanti segnali a ricordarci che quegli stili di vita devono essere rivalutati per il bene del pianeta.

La qualità dell’aria è migliorata, gli oceani e le acque sono divenute più pulite, (a Venezia si sono rivisti i pesci), l’inquinamento acustico è diminuito così come l’emissione di gas serra.

Ma nella drammaticità di questa pandemia che continua a tenerci in scacco viene scontato chiedersi se fosse necessario un evento così catastrofico affinché l’uomo prendesse consapevolezza, almeno si spera, di quanto sia stata deleteria la sua azione sull’ambiente circostante.

Egli è chiamato a custodire il creato ed invece finora ogni suo intervento sulla natura è dominato da interessi che mirano allo sfruttamento di tutto quanto sia possibile ottenere dal mondo che lo circonda.

I rapporti umani invece che sulla logica della solidarietà e del dono reciproco sono plasmati dalla logica del dominio e dello sfruttamento.

L’economia invece di essere al servizio della persona è divenuta un’economia che uccide creando sfruttamento, schiavitù, consumo abnorme di risorse e guerre.

Un’inversione di rotta può passare esclusivamente attraverso il cambiamento degli stili di vita.

L’uomo finora ha consumato compulsivamente convinto di aver bisogno di tutto ciò che in realtà è superfluo e creando gravi squilibri ambientali che si stanno ripercuotendo anche sulla nostra salute.

Le soluzioni non potranno mai venire dall’alto, da un sovrano illuminato, ma solo ed esclusivamente da azioni individuali frutto della capacità di connettere quattro grandi ambiti della sostenibilità, ambientale, sociale e normativa.

Bisogna ricordare la responsabilità sociale dei consumatori: “acquistare è sempre un atto morale” (LS 206). Le nostre scelte devono premiare aziende virtuose, la sostenibilità, la qualità.

I giovani devono percepire come prioritaria la questione dell’ambiente e della qualità del lavoro e devono collaborare ad operare per il raggiungimento del bene comune.

Ciò è possibile solo in un’ottica di ecologia integrale, attenta ai collegamenti ed alle connessioni tra fenomeni a prima vista distanti.

È tempo di ripensare tanti aspetti della nostra vita assieme, dalla coscienza di ciò che più vale e le dà significato, alla cura della stessa vita, così preziosa, alla qualità delle relazioni sociali ed economiche” (messaggio della Conferenza episcopale italiana per la 15.ma Giornata nazionale per la custodia del creato).

La dottrina sociale della chiesa ha da tempo fatto propria la consapevolezza dell’importanza della cittadinanza attiva ai tempi della globalizzazione.

Papa Francesco nella Laudato Si ci dice” che un cambiamento degli stili di vita potrebbe arrivare ad esercitare una sana pressione su coloro che detengono il potere, politico ed economico”.

Egli ci invita dunque ad assumerci le nostre responsabilità ed acquisire la consapevolezza che ogni nostra azione deve essere conseguenza di una scelta attenta ed oculata utile a ritornare ad essere quei custodi del creato attenti, rispettosi e grati come voluto dal progetto divino.

 

Forum Famiglie Puglia