Come è ormai noto, lo scorso 27 giugno 2020 il Santo Padre ha approvato l’ultimo documento ufficiale della Congregazione per il Clero, intitolato La conversione pastorale della comunità parrocchiale al servizio della missione evangelizzatrice della Chiesa.
In esso, mentre si ribadisce che la parrocchia “rimane tuttora un organismo indispensabile di primaria importanza nelle strutture visibili della Chiesa”(12), contemporaneamente, poiché “la vita delle persone si identifica sempre meno con un contesto definito e immutabile” e “la cultura digitale ha modificato in maniera irreversibile la comprensione dello spazio, nonché il linguaggio e i comportamenti delle persone”(8), si evidenzia che la comunità parrocchiale, per non divenire autoreferenziale e sclerotizzarsi, e per evitare di ridursi ad una burocratica organizzazione di eventi e servizi, è chiamata a rinnovarsi in chiave missionaria e a trovare nuove modalità di vicinanza e di prossimità con la comunità umana in cui vive, e nuovi segni.
Tra questi l’istruzione indica: proposte diversificate di annuncio assumendo forme comunicative limpide e comprensibili, che raccontino il Signore Gesù secondo la testimonianza sempre nuova del kerigma (21); la celebrazione dell’Eucaristia, vissuta come convocazione del Popolo di Dio che loda, supplica, intercede e ringrazia (22); la riscoperta dell’iniziazione cristiana e di itinerari mistagogici che tocchino realmente l’esistenza delle persone e il rinnovamento della catechesi da attuarsi anch’essa nell’ottica dell’annuncio del Mistero di Cristo (23); un graduale rinnovamento delle strutture e, di conseguenza, l’adozione di modalità diversificate di affidamento della cura pastorale e di partecipazione all’esercizio di essa, che coinvolgano tutte le componenti del Popolo di Dio (42); l’adozione di un linguaggio univoco nel riferirsi alle diverse modalità di partecipazione all’esercizio della cura pastorale consentite dal diritto (96) e alla tematica delle offerte (118). Si tratta di una serie di indicazioni non nuove nei pronunciamenti del Magistero come si evince dalle tantissime citazioni contenute nel documento.
Per quanto riguarda l’Italia basti pensare alla Nota pastorale Il volto missionario delle parrocchie in un mondo che cambia (2004) che già una quindicina di anni fa metteva all’ordine del giorno dell’azione della Chiesa italiana i contenuti della stessa conversione pastorale. Il punto centrale di questa nota pertanto appare con chiarezza: “La conversione delle strutture, che la parrocchia deve proporsi, richiede “a monte” un cambiamento di mentalità e un rinnovamento interiore, soprattutto di quanti sono chiamati alla responsabilità della guida pastorale. Per essere fedeli al mandato di Cristo, i pastori, e in modo particolare i parroci, «principali collaboratori del Vescovo», devono avvertire con urgenza la necessità di una riforma missionaria della pastorale” (35).
Nella diocesi di Lecce, saranno essi disponibili, in particolare oggi, dopo l’esperienza della pandemia del Coronavirus, a lasciarsi fare da Dio il dono di una tale conversione pastorale?