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“Fratelli tutti”è il titolo dell’enciclica “sulla fraternità e l’amicizia sociale”, firmata da Papa Francesco ad Assisi in occasione della Festa del Santo di cui egli porta significativamente il nome, per additare con rinnovato ardore il valore della fratellanza tra i singoli e le conseguenti e necessarie opzioni che la società, la politica e le varie comunità sono chiamate a compiere.

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Eravamo già abituati all’espressione “Fratelli d’Italia”, per indicare l’inno scritto da Mameli, eseguito la prima volta il 10 dicembre 1847, considerato canto risorgimentale e poi nazionale, destinato a raccogliere insieme i cuori degli Italiani nelle grandi occasioni della patria.

Più recentemente, usiamo pure tale frase per menzionare il Partito dei conservatori e dei riformisti Europei fondato undici anni fa.

L’espressione “Fratelli tutti” allarga, però, l’orizzonte all’universalità della fratellanza, sottolineando un senso collettivo, che si amplia oltre la famiglia e la nazione, sino raccogliere l’intera umanità.

È lo stesso Papa a indicare la fonte e il significato di tali lemmi: “Fratelli tutti, scriveva San Francesco d’Assisi per rivolgersi a tutti i fratelli e le sorelle e proporre loro una forma di vita dal sapore di Vangelo”, ricorda proprio nell’esordio.

Ed è ancora lo stesso Pontefice che puntualizza: “Tra i suoi consigli voglio evidenziarne uno, nel quale invita a un amore che va oltre le barriere della geografia e dello spazio”: la fraternità aperta a ogni persona.

Emerge subito, così, quanto sia discrepante in se stessa la frase “Fratelli separati”, che noi cattolici usiamo per designare i cristiani delle altre confessioni cristiane, e quindi quanto sia necessaria l’unità dei discepoli di Cristo.

Si può evidentemente costatare che già il titolo stesso dell’enciclica è una meravigliosa sintesi dei legami umani che costituiscono il vincolo naturale, con le tante forme di comunanza relazionale, che unisce tutti gli individui e tutti i popoli.

 

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