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Sopiti i clamori seguiti alla notizia della nomina da parte di Papa Francesco del vescovo di Albano a Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi e mentre si rincorrono sntimenti tra loro opposti, mons. Semeraro ha preso carta e penna e ha inviato ai suoi preti poche righe per fissare la storia al punto di ciò che è accaduto.

 

 

Una LETTERA  breve ma densa che racconta in pochissimi passaggi la storia concentrata di un servizio “generativo” con la prospettiva del “prendersi cura” fino all'insediamento del nuovo vescovo. In concomitanza con la nomina a Prefetto, infatti, Papa Francesco ha nominato lo stesso Semeraro Amministratore apostolico della Chiesa suburbicaria di Albano con tutti i diritti, le facoltà e i compiti del vescovo diocesano.

Desiderare, generare, prendersi cura (azioni teologico-pastorali assai care al vescovo Semeraro ndr) - è il passaggio più intenso della lettera del vescovo Semeraro – sono i gesti fondamentali della generatività ma, come altre volte ho ricordato, quello che alla fine ti fa davvero padre è il distacco. Questo mistero della paternità, ora mi accingo a viverlo di nuovo”.

“La provvidenza del Padre nostro che è nei cieli - spiega ai sacerdoti della diocesi - vuole che sia, questa tappa, non per fermarsi, ma per proseguire un cammino su strade che sono 'nuove', non perché appena inaugurate, ma perché percorse con il cuore nuovo”. E senza evitare di scomodare il don Abbondio di manzoniana memoria si chiede: “Come vivremo questa fase di vita diocesana? Cosa faremo dei talenti che il Signore ci ga donato in questi anni? Li faremo fruttificare, oppure faremo una buca nel terreno per metterceli in attesa di…? Faremo come il servo malvagio e pigro della parabola? Niente affatto. Siamo responsabili del tempo che stiamo vivendo: il nostro oggi”.

 

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