Quello che noi chiamiamo oggi “anno liturgico” presenta un inizio, ossia la prima Domenica di Avvento, ed un temine, rappresentato dalla Solennità di Cristo Re dell’universo.
In realtà l’espressione “anno liturgico” è alquanto recente. Infatti, tale espressione sembra sia stata utilizzata per la prima volta da un teologo pioniere del movimento liturgico, don Prosper Gueranger, in una delle sue principali opere: L’Annèe liturgique.
Il Magistero della Chiesa recupera questa espressione sia nell’enciclica “Mediator Dei” di Pio XII che nella Costituzione liturgica “Sacrosanctum Concilium”, che dedica l’intero capitolo quinto all’Anno Liturgico.
Il documento conciliare definisce così l’anno liturgico: “La santa madre Chiesa considera suo dovere celebrare l'opera salvifica del suo sposo divino mediante una commemorazione sacra, in giorni determinati nel corso dell'anno. Ogni settimana, nel giorno a cui ha dato il nome di domenica, fa memoria della risurrezione del Signore, che essa celebra anche una volta all'anno, unitamente alla sua beata passione, con la grande solennità di Pasqua. Nel corso dell'anno poi, distribuisce tutto il mistero di Cristo dall'Incarnazione e dalla Natività fino all'Ascensione, al giorno di Pentecoste e all'attesa della beata speranza e del ritorno del Signore. Ricordando in tal modo i misteri della redenzione, essa apre ai fedeli le ricchezze delle azioni salvifiche e dei meriti del suo Signore, le rende come presenti a tutti i tempi e permette ai fedeli di venirne a contatto e di essere ripieni della grazia della salvezza” (SC,102).
Questo numero della Costituzione conciliare è fondamentale per comprendere il senso dell’Anno liturgico e l’oggetto della sua celebrazione.
Infatti, nell’anno liturgico la Chiesa celebra Cristo stesso, il suo mistero pasquale, distribuendolo nelle diverse feste-solennità, che rappresentano i misteri della nostra redenzione e trovano la loro sintesi nella pasqua settimanale, ogni domenica e, principalmente, nella Pasqua annuale.
Dunque, la domenica diventa il cuore dell’anno liturgico.
Il tempo liturgico nella sua ciclicità è cosi composto:
Tempo di Avvento, che prepara la venuta del Signore nella carne, ma che guarda anche oltre, cioè alla seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi.
Tempo di Natale, in cui si celebra il memoriale della nascita di Gesù.
Tempo di Quaresima, che è tempo di conversione e riconciliazione, il quale si arricchisce, attraverso le preghiere le letture della Messa, di tre itinerari differenti ma complementari: l’itinerario Battesimale, anno A; l’itinerario cristocentrico-pasquale, anno B; l’itinerario penitenziale, anno C.
Tempo di Pasqua, che è un tempo di cinquanta giorni, nel quale si celebra il mistero della Risurrezione di Gesù e che si conclude con la Domenica di Pentecoste.
Tempo Ordinario, che non vuol dire tempo di poca importanza, ma, come ricorda l’etimologia della parola latina “ordo”, è un tempo che richiama una struttura essenziale e fondamentale dell’anno liturgico. Infatti, durante il tempo ordinario noi celebriamo non un aspetto o una sottolineatura del Mistero, come nei tempi forti, ma l’intera storia della salvezza distribuita nelle 34 settimane del tempo.
L’anno liturgico, in conclusione, offre alle nostre comunità un itinerario di spiritualità perché la nostra fede cresca, maturi e diventi una fede adulta per essere segno di speranza per il mondo.