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TalitaKum, un progetto nato a Campi Salentina nel giugno del 2017. Non un hobby, ma una vocazione, una missione. Il nome è il loro biglietto da visita.

Un gruppo di amici con la passione della tradizione musicale popolare, cresciuti tra i suoni e i colori delle corti di paese, animate da canti, tamburelli, vino e passi di danza a piedi scalzi, con un progetto ben preciso: mettere in gioco i propri talenti al servizio degli altri. Il 17 gennaio apriranno il concerto degli Après la classe a Novoli e si esibiranno il 19 a Carmiano, sempre per una festa in onore dello stesso santo, dopo l’accensione della focara. In entrambe le serate presenteranno la demo dei loro brani più noti.

Chi sono i TalitaKum?

I TalitaKum sono per il novanta per cento amici di vecchia data, che casualmente si sono ritrovati a condividere una serata di musica organizzata a Campi. Da questa serata, parlandone e confrontandoci, tra una chiacchiera e l’altra, è nato il vero progetto TalitaKum.

Un progetto nuovo quindi?

Sì, del 2017, il 29 giugno per la precisione. Amiamo definire i TalitaKum non un gruppo, ma un progetto vero e proprio. Nato dalla nostra passione di ascoltare e fare musica, per la maggior parte tradizionale e popolare, con un fine preciso però: fare del bene. Per questo abbiamo deciso di aiutare il Segretariato delle Missioni estere dei frati minori cappuccini in Albania e Mozambico, destinando quindi circa il cinquanta per cento del nostro cachet a queste missioni.

Perché il nome TalitaKum?

In realtà eravamo molto indecisi sul nome da dare al gruppo, perché ne rappresenta in un certo senso il biglietto da visita. Di conseguenza, volevamo dare un senso a tutto questo. Diverse sono state le proposte, nomi caratteristici del dialetto salentino, finché un giorno Francesco Sala ha suggerito questo nome, che è difatti una citazione biblica ed è un invito alla vita, a rialzarsi dai problemi della quotidianità, affrontando le difficoltà con più leggerezza. Da qui il nome TalitaKum.

Quanti siete nel gruppo?

Ogni volta vi ricontiamo! Siamo nove fissi. Voci: Alessandro Podo Brunetti, Annamaria Maci; tamburelli: Paolo Trevisi, Emanuele Margelletti; fisarmonica: Mattia Ragolia; chitarre: Francesco Tarantino, Manuel Ragolia; ballerini: Francesca Grasso, Francesco Tauro, più due turnisti che quest’estate ci hanno accompagnato durante i concerti, precisamente i maestri Gianluca Milanese e Peppe Giannuzzi.

Ho letto sul vostro profilo “Taranta Migrante”, in che senso?

È un sottotitolo che accompagna il nome TalitaKum, che permette di coniugare la nostra tradizione musicale popolare con il messaggio, appunto, delle migrazioni ad esempio. È un po' un paragone quello che facciamo. TalitaKum è la frase utilizzata da Gesù per dire alla fanciulla di rialzarsi; la taranta o il tarantismo è effettivamente un rito anticamente utilizzato, come dalla nota leggenda del ragno, per dare a chi era morso dalla taranta una nuova possibilità, di rialzarsi, di vivere una vita nuova.

Si dice che la vostra musica è sì tradizionale, ma rivoluzionaria. In che senso?

Intanto per l’approccio. Ognuno di noi ha anche un suo background dal punto di vista musicale, provenendo da generi diversi, abbracciandoli, insieme, quasi tutti. È chiaro che, nel momento in cui arrangiamo i pezzi, ognuno di noi mette un po' del suo. Ognuno si esprime liberamente arricchendo e attualizzando il genere tradizionale.

Come risponde la gente a questa vostra proposta?

Il rischio, per averci dato questa connotazione, era quello di apparire un gruppo che volesse strumentalizzare il tema della missione. Superata questa difficoltà iniziale, sia gli organizzatori sia la gente che viene a sentirci, hanno risposto con entusiasmo, riconoscendo lo scopo della beneficenza non strumentalizzato a  ini pubblicitari.

La fede! Quanto ha inciso?

È una domanda un po' particolare, che sentiamo nostra, alla quale ognuno di noi risponde, però, in maniera personale. Nel nostro gruppo ci sono cattolici, ma c’è anche chi pratica la religione islamica. Non solo, c’è pure chi non è sensibile a questo argomento. Per noi questa diversità è bellezza, cerchiamo di trarre il buono che c’è in ognuno di noi. Data l’eterogeneità da questo punto di vista, si correva il rischio di chiuderci uno nei confronti dell’altro. Per noi è stata una possibilità di crescita e arricchimento personale.

Quindi la musica unisce…

Tra di noi ci possono essere posizioni diverse. Ma sicuramente la ‘parola’ della musica unisce, va al di là delle vuote parole, delle bombe, del denaro. Quindi la musica ha la forza di unire tutte le diversità che compongono il mondo. E su questo siamo tutti in accordo. 

Con quale proposta o messaggio cristiano vi identificate?

Circa l’ottanta per cento di noi è francescano! Siamo nati e cresciuti in una parrocchia francescana, precisamente la parrocchia San Francesco d’Assisi di Campi. Nello stesso tempo, vista la diversità, crediamo che la stessa proposta francescana offra la possibilità di una sintesi, andando alla sua essenzialità, povera, ma ricca di spirito e soprattutto aperta al dialogo. La cosa bella è che proprio la nostra parrocchia è il luogo che fisicamente ci accoglie, ci riunisce, per le prove o altro. Il parroco infatti ha messo a nostra disposizione un salone per gli incontri.

Quindi lo spirito che tiene unita questa diversità è?

Certamente lo spirito di fraternità. Già con la creazione del gruppo abbiamo scelto di mettere tutto al servizio degli altri, di pensare l’uno all’altro, di condividere. Questo è il senso della fraternità! Senza confini e andare oltre, la taranta migrante…una taranta che migra verso gli altri popoli, verso le persone distanti, che non vediamo.

 Chi sono, per voi, gli ‘altri’ di oggi, della nostra società o della vostra comunità?

Diceva don Tonino Bello che il mio prossimo, il mio altro è chiunque sia fuori dal mio cerchio. Immagina in cerchio, chiunque sta al di fuori è il tuo prossimo. Campi vive una realtà simile a quella nazionale. Ci sono tre o quattro case di accoglienza per migranti, quindi noi gli ‘altri’ li vediamo intorno a noi, fanno parte della nostra vita, li incontriamo. Si ha la sensazione che un piccolo paese del Salento non abbia confini. Questo per noi è entusiasmante! Acquistare un quaderno con il nostro contributo per un bimbo che vive in Albania ci ripaga di tutti i sacrifici delle prove o di altro.

Una domanda, non provocatoria: perché con tante povertà locali, avete scelto la terra albanese? Quale motivazione?

Albania e Mozambico sono due terre di missione dei nostri frati cappuccini. Nello specifico, in Albania alcuni di noi hanno fatto esperienza di volontariato presso la missione. Quindi è un affetto e un legame che ci lega proprio alla missione che si trova in quel territorio, fermo restando che guardiamo con attenzione anche realtà in difficoltà del nostro paese.

Ognuno di voi ha un proprio lavoro. Questo è?

Una vocazione! Ad un certo punto ci siamo sentiti chiamati verso questa missione. E ognuno di noi ha risposto a questa chiamata con motivazioni e modalità diverse.

Grazie a?

Una domanda…tentiamo di riassumere. Dobbiamo dire grazie un po' a tutti noi, non per presunzione, ma perché stiamo migliorando e crescendo soprattutto dal punto di vista personale, l’aspetto musicale, alla fine, è relativo. Stiamo condividendo un’esperienza di vita, tra alti e bassi, cadute e rialzate! Dopodiché ognuno di noi ha da dire grazie a qualcuno. Per il nome un grazie a Francesco Sala, per la struttura in cui proviamo un grazie al nostro parroco fra Antonio Imperato.

E quindi?

Quando ripensiamo a quest’anno passato è come se ogni cosa ci fosse stata offerta proprio nel momento in cui ne avevamo bisogno. Abbiamo iniziato a provare nella casa di campagna di uno di noi, con un generatore a benzina, poi è arrivato il nome e la consapevolezza e la ‘pesantezza’ del nome che portiamo, con l’autunno e il freddo, grazie a fra Antonio è arrivata la sala prove. E poi grazie anche a don Riccardo che ci ha aiutato tantissimo dal punto di vista comunicativo, nel farci conoscere, curando la pagina facebook, la pubblicità, il video. Le cose agli inizi non sono semplici e si ha bisogno di aiuto.

Ed ancora?

L’impegno di ognuno di noi è tanto! Sia per la ricerca delle serate, sul palco cercando di trasmettere entusiasmo e di far sentire la gente partecipe al nostro progetto. La responsabilità della nostra missione è pesante, tra virgolette. Quando ci sono degli screzi fra di noi, pensiamo subito al nostro nome, alla nostra origine, alla nostra scelta e la maggior parte delle volte si superano le difficoltà.

Una domanda che non vi ho fatto, importante per voi?

Forse su qualche progetto futuro!

E allora, che cosa bolle in pentola?

La nostra è stata veramente una ricca e bella stagione, ma dobbiamo riprogrammarci per questo nuovo anno. Tra i progetti, la registrazione di una nostra demo che uscirà nei prossimi giorni e una revisione del nostro repertorio. Registrando i concerti e riascoltandosi, si individuano degli errori che cercheremo di correggere.

E guardando al futuro, dopo le incertezze dei primi passi?

Per noi è bello vedere, dal palco, tante persone che vengono a vedere il nostro concerto! Sono forme di consenso e questo ci gratifica. Speriamo di riuscire a far divertire ancora di più. Ci auguriamo di ripetere come numero di date quelle della stagione scorsa. Poi ci piacerebbe sensibilizzare soprattutto i giovani, con dei semi di messaggi, partendo proprio dal nostro nome e dalla diversità della nostra composizione. 

Quale pezzo vi rappresenta di più?

Di base Santu Paulu, che è anche il giorno in cui abbiamo fatto il nostro primo concerto, nel giorno di San Pietro e Paolo. La particolarità è che in questo pezzo i nostri ballerini rappresentano la ‘tarantata’, secondo la tradizione, dando poi l’avvio ad un ritmo più travolgente e alternativo del concerto.

Un messaggio a chi leggerà questa intervista, a chi ascolterà la vostra musica…

La vita è bella. Sempre. Punto.  Quest’affermazione ha un valore assoluto! Va vissuta con impegno, ogni momento, per potersi  un giorno guardare indietro avendo fatto del bene.  Come dalla citazione di un film “la vita è troppo breve per viverla da arrabbiati!”

Ai giovani?

Mettete in gioco i propri talenti, senza paura. Fate vedere chi siete, il messaggio che volete lanciare, con coraggio! La vita diventa bella quando si prende coscienza dell’esistenza dell’altro, spazzando via la logica dell’indifferenza. È un messaggio che vale per tutti, non solo per i giovani. Se si è a terra, bisogna rialzarsi, sempre!

Chiudiamo con?

Un grazie particolare a chi ci ha dato fiducia, senza conoscerci. E un saluto ai nostri compagni che non sono qui presenti, che fanno parte del nostro gruppo, uniti nella ‘convivialità delle differenze’, con spirito di fraternità, che è lo spirito dei TalitaKum!

 

 

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