A seguito di un infortunio, la sciatrice nostrana Sofia Goggia (29 anni) ha perso la possibilità di essere la portabandiera dell’Italia ai Giochi invernali di Pechino. Fin qui, rischi del mestiere.
Quello che invece ha sollevato molto interesse e destato il chiacchiericcio del web è un messaggio che la Goggia ha inviato dai suoi profili social in merito all’evento: “Se questo è il piano di Dio per me, io altro non posso fare che spalancare le braccia, accoglierlo e accettarlo. E andare avanti. Grazie a tutti”. Seguito da due emoji: un cuoricino rosso incrinato, e uno integro.
L’interesse destato da un simile commento concerne due livelli: anzitutto, il personale rapporto di questa donna con l’esperienza del limite e del fallimento; poi, la reazione del web alla sua affermazione, rimbalzata per ogni dove sui social.
Quanto al primo punto, è vero che l’affermazione della Goggia potrebbe di primo acchito sembrare semplicemente fatalistica: “Sia fatta la volontà di Dio!” ben di rado si riferisce a quanto prega il Padre Nostro, quanto piuttosto significa, il più delle volte e per la maggior parte della gente, una rassegnata sottomissione, spesso più verbale che reale, all’imperscrutabile incombenza del Fato.
Quello che però ci fa sospettare che nell’approccio di questa sportiva ci sia di più è la scelta dei verbi: non si tratta di subire cose che capitano, ma di rendersi disponibili (“spalancare le braccia”) a quanto ci viene dalla vita, accogliendolo e vedendovi qualcosa per noi, per un di più di amore e di gioia, anche quando non lo comprendiamo lì per lì (“Se questo…”).
I “no” della vita si rivelano sempre, nello sguardo pasquale, svolte per ulteriori passaggi e ulteriori “sì”, e Sofia (di nome e di fatto), che lo sapesse o meno mentre scriveva, ha dato un bell’esempio di “santa indifferenza”, per dirla con sant’Ignazio di Loyola, una libertà da se stessa che le ha permesso di riformularsi al presente verso il futuro, da qui in avanti, senza farsi vincere dalla tristezza, “e andare avanti”, come ha scritto lei stessa.
La sciatrice, “predicando” con un semplice tweet (e con la vita), ci ricorda che non c’è un Fato che ci inchioda, ma una Provvidenza paterna che ci guida e che ci ama, anche quando non la capiamo, e che tenendoci per mano continua a farci camminare, contro ogni tentazione di rassegnazione, abbattimento o disperazione – ed ecco che il primo cuoricino diventa il secondo, e da spezzato ridiventa integro, risanato dalla speranza.
Come si diceva all’inizio, altrettanto interessante è la reazione del web. Oggi l’intimità più recondita non è certo quella genitale, che al contrario è ampiamente divenuta oggetto di scambi e di visualizzazioni - è quella spirituale. Che una giovane sportiva sintetizzi il suo stato d’animo con un’espressione di fede sorprende, incuriosisce e provoca: rapido sguardo sull’interiorità di un altro, bagliore subitaneo dal di dentro, scoprire la fede di una persona colpisce sempre, diventa oggetto di citazioni, “retweet”, commenti… e tutto sommato ci fa ben sperare per le sorti del mondo, in linea con quanto tanti, tanti anni fa auspicava anche un Chesterton, che in un oblio del Cristianesimo così completo da farlo ridiventare esotico vedeva il principio di una nuova evangelizzazione possibile.