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Francesco Favale, 36 anni, nato a Lecce e cresciuto a Monteroni. Un’infanzia e un’adolescenza non facili, vissute in un contesto caratterizzato da forti fenomeni di bullismo.

 

‘Un piccolo inferno’, a suo dire. Per un difetto della voce, i suoi coetanei lo chiamavano ‘ciripiripì Kodak’, come il ‘piccolo alieno’ della nota pubblicità del tempo. Poi, col tempo, il soprannome divenne sarcasticamente definitivo: ‘Ciri’.

Timido e introverso, identificato quasi da tutti col suo ‘difetto’, Francesco Favale si sentì per lungo tempo un ragazzo senza pregi. Molte conoscenze, ma pochissimi amici. Alto 189 cm sin da adolescente, magrolino, si auto-percepiva come un ‘bonaccione’, uno che non aveva niente da dire e, spesso, subiva passivamente aggressioni, anche fisiche. Intorno ai quattordici anni la decisione di riscattarsi, elaborando in modo sbagliato la sofferenza e divenendo cattivo come gli altri per poter emergere nel suo contesto cittadino: iniziò la cura dell’aspetto fisico e l’imitazione degli atteggiamenti apparentemente vincenti nel panorama monteronese: dalle canne all’alcool, dal linguaggio volgare alla ricerca ossessiva di una sessualità sfrenata. La vittima si trasformò in bullo.

A 18 anni iniziò la sua esperienza in Marina, per cui l’indipendenza economica lo portò ad esasperare i suoi, già eccessivi, comportamenti: la ricerca del piacere lo rinchiuse nella trappola del piacere. A tutto ciò si aggiunse la dipendenza dal web, attraverso la creazione del personaggio Frank Fava sui profili social, divenendo schiavo della maschera da lui stesso creata. Ovviamente, una vita disordinata è stata motivo di tanta sofferenza: un profondo vuoto interiore, il dolore lancinante di non sentirsi amato, la ricerca di un senso e di un significato di un’esistenza senza punti di riferimento duraturi e rassicuranti.

Poi una sera a Venezia, dove viveva per lavoro, tediato perché solo, decise di leggere il Vangelo per scacciare la noia e rendere meno piatta la serata. Si trattava del Vangelo del catechismo, che Francesco aveva portato sempre con sé nella valigia, quasi come un cimelio, senza però mai sfogliare le sue pagine e riflettere sulla sue parole. All’improvviso quel libro ormai ingiallito ‘parlò a Francesco e parlò di Francesco’, indicandogli da un lato la ‘vita sciupata’ dall’altro la possibilità di una vita ‘nuova’ e piena, la vita tanto cercata. Francesco sperimentò una gioia immensa, che gli diede la carica giusta per fare delle scelte apparentemente controcorrente, ma cariche di significato: nel tempo libero attività di volontariato, tra i senzatetto, tra gli anziani e lettura assidua del Vangelo. Man mano il suo volto cupo si illuminò di una luce diversa: Francesco imparò ad amarsi e a sorridere di gioia, perché comprese di non essere solo, ma di avere un amico speciale, Gesù. Un ultimo imbarco di sei mesi, lontano dalla ‘stabilità’ della terra, in balia delle onde del mare che cullavano la ‘temuta tentazione’ di mollare tutto, gli permise di ripercorrere con calma la sua vita, di ripensare ai suoi errori, giungendo alla consapevolezza di non essersi mai amato. Francesco, in mare aperto, imparò a fidarsi e ad affidarsi a Dio, senza condizioni.

Questo momento segnò la svolta della sua vita: il pellegrinaggio ad Assisi, il percorso vocazionale presso i frati conventuali a Brescia, poi il postulato, in aspettativa dal lavoro per un anno. Francesco, però, non aveva ancora trovato la strada giusta da percorrere, la sua strada. Tra ansie e preoccupazioni, oggi ha deciso di iniziare una nuovo viaggio nella comunità Nuovi Orizzonti, con una valigia carica di ricordi e di speranze, ma sempre con il Vangelo in mano e Gesù nel cuore.

Chi è Francesco oggi?

Oggi Francesco è una persona che ha scoperto di essere amato per come è, una persona che sente che questo amore è per tutti e che vuole far conoscere questo amore a tutti.

Ciao mamma Marina, perché?

Fra noi marinai, la Marina è stata sempre vista come una mamma. Ho presentato da poco richiesta di congedo. Pensando a mamma Marina, provo oggi un forte sentimento di gratitudine per quello che mi ha dato, le Dio-incidenze mi hanno portato ad allontanarmi da casa e ad essere mandato in una base come quella di Venezia in sottonumero e a ritrovarmi, in solitudine, a leggere il Vangelo per noia.

Ti manca la Marina?

Mi mancano tutte le persone che ho incontrato, mi manca affettivamente, sotto il punto di vista umano, non sotto il punto di vista professionale.

Oggi la scelta di Francesco è definitiva?

Da ottobre inizierò un anno di volontariato nella comunità Nuovi Orizzonti per discernere il dopo, per un cammino di eventuale consacrazione al Signore.

Qual è la tua strada?

All’interno della Chiesa cerco il mio posto.

Non lo hai trovato?

L’ho adocchiato e lo sto verificando, ma sicuramente sento di voler donare la mia vita al Signore, portando il suo amore a tutti.

Sei felice, Francesco?

Sì in questo momento mi sento amato e questo mi dà felicità. So di essere in una fase della mia vita molto più insicura, incerta dal punto di vista materiale, non so cosa mi aspetterà domani.

Ti fa paura?

Le ferite ancora mi portano ansia, ma mi sento ‘risorto’, per cui guardo avanti sapendo di non essere solo, ma di camminare con Gesù. In questo mio viaggio ho compreso che la vita è un dono e che la vita è bella, sempre!

 

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