L’Altare della Reposizione è il luogo dell'adorazione eucaristica, della preghiera e della meditazione al termine della Messa in Coena Domini in Giovedì Santo.
Un pretesto, nel passato, per fare il giro delle sette chiese, o comunque - dicevano in tanti esperti liturgisti a tempo perso - dovevano essere dispari, già come le rose che si regalano. La tradizione delle Sette Chiese riprende un pellegrinaggio attribuito a San Filippo Neri che pregando e gioendo accompagnava i pellegrini di Roma tra le principali basiliche maggiori romane. Ma quella era tutta un’altra storia.
L’altare della reposizione nel tempo è diventato un “Sepolcro” anche se secondo la liturgia la memoria della morte di Gesù in croce è ricordata il giorno seguente. E allora ecco tutti gli allestimenti floreali e scenografici che dovrebbero portare alla preghiera eucaristica e invece portano… portavano alla visita mordi-e-fuggi. Quale è il più bello? Ci si chiedeva ogni volta.
Di tutto questo, grazie alle indicazioni della Congregazione per il Culto, molto è stato sfrondato, semplificato, riportato nella giusta direzione. “La cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare la sepoltura del Signore, ma per custodire il Pane Eucaristico per la comunione che verrà distribuita il Venerdì della Passione del Signore” - dice il dicastero vaticano. E come dargli torto.
Arturo Caprioli nella notte del Giovedì Santo ha fatto il giro delle venticinque chiese parrocchiali di Lecce (GUARDA) che dopo due anni di pandemia hanno potuto allestire l’Altare della Reposizione. Un contributo prezioso - alimentato dal commento di Dario Marangio (LEGGI) - alla fede e alla memoria.