Nelle scorse settimane è stata oggetto di indagine da parte degli inquirenti leccesi a seguito di uno scellerato atto vandalico, sembra non trovare pace e tranquillità da oltre novanta anni e ha fatto molto discutere in tutto il Salento sin dal giorno stesso della sua inaugurazione: parliamo della Fontana dell'armonia.
Ciò che di quest'opera colpisce è il suo nome, poiché non è intitolata ad un personaggio della storia cittadina o a un uomo che ha reso grande servigio al nostro Paese, bensì ad un sentimento. L'armonia, cui è dedicata, appartiene, come direbbe Platone, al mondo delle idee. La scelta cade a seguito di un famoso avvenimento risalente al 1927, poiché in quell'anno, l'allora capo del Governo, Benito Mussolini fece in modo che il fiume Sele “dissetasse gli Italiani”.
Questo di per sé è già indicativo per la scelta del suo nome, infatti, Virgilio nelle Bucoliche accomunava "l'acqua zampillante" alla pace che i pastori provavano nel momento stesso in cui si dissetavano.
Non a caso, i protagonisti indiscussi dell'opera sono due giovani, un uomo e una donna, nudi, che reciprocamente reggono una ciotola bronzea, dalla quale contemporaneamente si dissetano. Dunque, la pace e l'armonia sono presenti sia nell'atto di bere, sia nella complicità gestuale delle figure.
Proprio questi soggetti e il modo in cui sono stati rappresentati, crearono non poche critiche all'ingegnere e vincitore del bando comunale Antonio Mazzotta. Fu inaugurata per il sesto anniversario della marcia su Roma, il 28 ottobre 1928. Da quel momento per quell'opera non vi fu mai tregua. Giudicata contro la morale dagli esponenti del Partito Popolare per le nudità evidenti delle figure bronzee, durante l'ultima guerra fu smantellata per realizzare prodotti bellici, cosa che fortunatamente mai avvenne, tanto che subito dopo la fine del conflitto ritornò al suo posto. Purtroppo, non vi rimase a lungo e fu nuovamente rimossa negli anni '50. Nel 1989 su richiesta del sindaco Francesco Corvaglia venne deciso dal comune di restituirla ai Leccesi.
La vera domanda che viene spontanea porsi è se sia ironia della sorte che quest'opera, così avanti per l'epoca in cui fu realizzata, non abbia mai trovato la quiete che tanto dona ai viandanti che ivi si dissetano.