Tra gli altri ambulanti stagionali si ricorda lu craunaru o cinisaru, termine che designava sia il fabbricante sia il venditore di craune, carbone, e di cenisa, carbonella, tritume di carbone.
In alcuni casi gestiva una sorta di bottega, un antro buio e inquietante, sul cui ingresso metteva pezzi di carbone appesi ad un filo. Per strada emetteva un grido quasi strozzato: rôscia… rôscia, rossa…rossa, volendosi riferire prevalentemente alla carbonella arroventata, indispensabile sia per alimentare il ferro da stiro sia la brascera, il braciere, intorno alla quale si raccoglieva la famiglia per riscaldarsi durante le sere d’inverno; l’ambulante si riconosceva perché vestiva perennemente di nero e le sue mani avevano il colore del carbone in quanto, con quelle, lo prendeva dal sacco senza fare uso della sessola.
Per approfondimenti:
- R. Barletta, Ci tene arte tene parte, Grifo, Lecce 2011