Da ieri mattina l’arcivescovo Michele Seccia è in Visita Pastorale nella comunità parrocchiale di Sant’Antonio Abate e Madonna del Pane in Novoli. Con l’aiuto del parroco, don Luigi Lezzi, conosciamo meglio questa realtà ecclesiale.
Don Luigi, quale realtà sociale e parrocchiale ha trovato l’arcivescovo venendo in visita pastorale a Novoli nella tua comunità?
Il tessuto demo-socio-economico del paese è andato via via impoverendosi negli ultimi decenni: ad un recente passato, che pur sembra molto lontano, legato all'agricoltura e poi ad un fiorente commercio di tessuti e biancheria, quest'ultimo, soprattutto, completamente scomparso, è seguito e, purtroppo, perdura, un periodo di carenza di lavoro e di crisi occupazionale, che induce tanti novolesi a cercare fortuna altrove. La qual cosa, associata demograficamente al calo fisiologico delle nascite e al fatto che tanti giovani per motivi di studio universitario, prima, e di lavoro, poi, si spostano in sedi del centro nord, ove rimangono in parte anche dopo, fa sì che la popolazione complessiva del paese si attesti ormai da anni a poco meno di 8000 abitanti. Il nostro pastore trova una "famiglia con due case " in cammino, in crescita. Riassumendo questi dieci anni di servizio pastorale quale parroco, a Novoli, posso affermare che appena arrivato ho trovato una comunità (seppur con due distinte chiese parrocchiali) con un solo consiglio pastorale. Di gruppi ecclesiali se ne contavano pochi: il gruppo catechistico, il gruppo Caritas ed il gruppo liturgico. Ricordo la presenza solo di alcuni soci di Azione cattolica adulti, di una Schola Cantorum e del gruppo di preghiera “La vite e i tralci” nato esattamente dieci anni fa. Negli anni successivi vi è stata una graduale ma costante crescita nel numero dei gruppi ecclesiali (tutti i settori dell’Azione cattolica, il gruppo famiglie e il gruppo “Parola di vita”); i cori da uno sono diventati quattro. Senza dimenticare un apposito comitato che organizza pellegrinaggi nel corso dell’anno pastorale. Ovviamente non bisogna adagiarsi sugli allori, ben consci che tanto è stato fatto ma sempre molto c’è ancora da fare.
Quali sono i punti di forza e le fragilità più evidenti della tua comunità nei tre ambiti di liturgia, catechesi e carità?
La liturgia si avvale della presenza e l’impegno di validi collaboratori pastorali che si incontrano periodicamente soprattutto per l’organizzazione delle celebrazioni e attività che ineriscono al cammino della comunità. Come anzidetto, un importante contributo nell’animazione della vita liturgica è dato dai quattro cori che, in questi anni, si sono costituiti. Purtroppo, si fatica ancora a reperire la disponibilità di giovani ministranti che servano all’altare o persone disponibili ai servizi occorrenti a garantire un decoroso svolgimento delle processioni dei santi patroni Antonio Abate e Madonna del Pane. Anche il settore catechistico è ben impostato: basti pensare che per ogni classe vi sono almeno due catechiste che lavorano alla formazione dei ragazzi che frequentano il percorso formativo dell’iniziazione cristiana. Catechisti formati ed in formazione che assistono costantemente il parroco nel suo ministero e, soprattutto, lo coadiuvano negli incontri periodici (almeno 2 nel corso dell’anno) con i genitori dei ragazzi. Una collaborazione che va ben oltre l’ambito catechistico e che trova sponda anche nell’interazione e nello scambio con gli educatori dell’Azione cattolica ragazzi. E, a proposito di Azione cattolica, quest’anno sono state ben 100 le persone che hanno aderito e si sono tesserate, perlopiù nel settore dei giovanissimi e giovani. Certo, come sicuramente un po’ ovunque, qualche criticità la si evidenzia soprattutto nella partecipazione dei ragazzi alla messa domenicale (rispetto al numero totale, si registra una presenza del 50%). Anche il tempo dedicato alla carità trova il suo spazio grazie a bravi operatori che garantiscono la loro presenza ogni settimana per sovvenire alle necessità dei meno abbienti. Così come non mancano, nel corso dell’anno pastorale, iniziative finalizzate alla raccolta di beni e materiali di prima necessità utili a soddisfare le tante richieste che, quotidianamente, non mancano di pervenire in parrocchia. Certo, il nostro sogno sarebbe quello di creare un vero e proprio centro di ascolto permanente che garantisca, per esempio, la presenza di volontari (medici, insegnanti, psicologi, assistenti sociali) a cui fare riferimento in un momento di necessità da parte dei parrocchiani e non solo. Un’idea che accarezziamo da molto tempo e che, ne siamo certi, prima o poi vedrà la luce.
Quali frutti vi attendete dalla Visita Pastorale che termina domani e quali sono gli obbiettivi da raggiungere a breve e media scadenza?
Noi ci auguriamo che il nostro pastore conosca più “intimamente” nostro cammino di fede e ci incoraggi a crescere sempre di più nell'unità e nella comunione, a vivere sempre di più la "Chiesa in uscita" tanto auspicata da Papa Francesco, promuovendo senza posa un cammino sinodale che ci veda tutti insieme tesi verso un unico obiettivo: la maggior gloria di Dio e la santificazione dei fratelli. Noi siamo contenti che in questi giorni il nostro arcivescovo sia in mezzo a noi. Questa felicità deriva anzitutto dal fatto che il pastore della diocesi è volto concreto di Gesù che si prende cura del suo popolo e di ciascuno di noi. Questa felicità deriva dal fatto che, celebrando l’Eucarestia, ci dona il corpo del Signore, pane di vita che sostiene nel cammino. Questa felicità deriva infine dal fatto che, camminando insieme, si rinfranca il rapporto di confidenza e fiducia che lega pastore e gregge. I nostri desideri? Anzitutto convincerci sempre più che ciò che rende preziosa la nostra vita non sono le doti che abbiamo, ma le ragioni per cui le spendiamo; poi togliere dal vocabolario le parole del lamento; il terzo desiderio è diventare cristiani e comunità originali rispetto al mondo perché non facciamo del bene solo a coloro da cui ci aspettiamo il bene, ma facciamo il bene anche a chi non ci vuole bene; infine, l’ultimo desiderio li raccoglie, li riassume e si pone come fondamento: accrescere la nostra familiarità con Gesù perché ci aiuti a riconoscere Dio che è Padre, a rifiutare le immagini di un Dio lontano, indifferente, vendicativo e a credere nel Padre che dona il suo Spirito per renderci figli nel Figlio.