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“Siamo pronti per entrare e rimanere per quaranta giorni nella ‘palestra’ dello spirito?”. È questa la domanda che l’arcivescovo Michele Seccia ha posto ieri sera ai numerosi fedeli presenti in cattedrale durante l’omelia della messa di inizio quaresima e prima del rito dell’imposizione delle ceneri.

“Siamo pronti – ha domandato Seccia rivolgendosi anche ai bambini della parrocchia presenti al sacro rito – ad incamminarci nel deserto e svolgere un allenamento completo del nostro spirito seguendo tre direzioni: Dio, gli altri e se stessi?”. Su queste provocazioni l’arcivescovo di Lecce ha voluto trasmettere il suo pensiero e le sue riflessioni nel giorno in cui ha avuto inizio la Quaresima e prima di farsi imporre le ceneri benedette dal vescovo emerito di Reshen, mons. Cristoforo Palmieri che ha concelebrato con lui e prima di imporle poi agli altri sacerdoti concelebranti – i canonici mons. Oronzo De Simone e don Mario De Nunzio, il vicario parrocchiale del centro storico, don Andrea Gelardo, i sacerdoti del seminario, don Tony Bergamo e don Matteo Quarta, il segretario arcivescovile don Emanuel Riezzo -, ai diaconi don Gabriele Morello e don Pasquale Pennetta, al maestro delle cerimonie mons. Giancarlo Polito e ai ragazzi del seminario diocesano che hanno prestato il servizio liturgico e infine all’assemblea.

“Un allenamento - ha proseguito l’arcivescovo - perché il nostro spirito sia pronto ed entri in forma per celebrare la Pasqua del Signore”. Tre le pratiche suggerite dal vangelo del giorno: la preghiera, il digiuno, l’elemosina. Tre atteggiamenti di fede che egli ha voluto racchiudere in un'unica via, quella della misericordia. Parola che ha voluto scomporre “Miser-cor-dare” per far comprendere che “avere misericordia non vuol dire avere compassione dell’altro che è meno fortunato, che ha bisogno, che chiede aiuto. La misericordia – ha spiegato Seccia – è un’azione dell’anima, dell’essere più intimo: dare il proprio cuore al misero. È questa la vera via per la santità: donare se stessi senza attendersi nulla in cambio”.

“Niente tristezza – così si congedato mons. Seccia al termine dell’eucaristia in cattedrale – la Quaresima non è il tempo della malinconia perché, lo raccontano più volte le Scritture, dopo i quaranta giorni il Signore ha sempre riservato gioie grandi ai suoi amici. Buona e santa Quaresima”.

 

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