Sabato scorso, Piazza Duomo, animata da decine e decine di giovani coppie, si è colorata di una luce particolare, dalle mille sfumature di un percorso d’amore in dialogo col proprio pastore.
Dalla lettera inviata loro nel giorno di san Valentino del 14 febbraio all’incontro: l’arcivescovo Michele Seccia ha aperto le porte della sua casa agli innamorati che partecipano ai percorsi di preparazione al sacramento del matrimonio.Quale il motivo? «Perché ho nostalgia di voi», chiarisce con tono amorevole e accogliente mons. Seccia.
Non preparazione tecnica, ma dialogo, discorso di fede, per ascoltare e riflettere insieme sul matrimonio, che non è un contratto di prestazionale occasionale, di lavoro a tempo determinato, ma è un sacramento, liberamente scelto e non imposto.
«Carissimi vi accolgo con grande affetto, ringraziandovi per la vostra presenza. È motivo di vera e profonda gioia, oggi, incontrarvi e conoscervi. Voi siete in cammino verso il matrimonio, sacramento in cui celebriamo il mistero dell’amore di Cristo per la sua Chiesa» sono le parole sussurrate ai tanti giovani presenti lì a raccontarsi e ad affidarsi alla Chiesa. Cuori palpitanti e trepidanti per un momento così importante della loro vita, non un’occasione, ma un’autentica vocazione per il cristiano.
Un gesto denso di significati quello dell’arcivescovo: in mano la Bibbia e la lettura decisa di un passo del Canto dei Cantici “Mi baci con i baci della sua bocca! Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino”. «Non è roba di poeti e cantanti, non è uno slogan del tipo “due cuori e una capanna”, né tantomeno un problema di location, per utilizzare un linguaggio moderno, ma è Parola di Dio, che richiama il valore della dimensione sacramentale del matrimonio. L’amore non come rapporto sessuale ma come donazione del corpo, per divenire una sola carne».
E citando l’esortazione apostolica post-sinodale “Christus vivit” di Papa Francesco indirizzata “ai giovani e a tutto il popolo di Dio”, resa nota il 2 aprile, l’arcivescovo esorta: «Non rinunciate mai ai vostri sogni! Anzi non abbiate paura di sognare e di realizzare la vostra vocazione al matrimonio. Il sogno va inseguito, rincorso e realizzato, anche a costo di sacrificio e di lacrime. Un progetto della mente e del cuore che diventerà un progetto di vita».
Ed ancora mons. Seccia sottolinea la libertà della scelta del matrimonio cristiano, che non può essere ridotto ad un fatto di tradizione o di wedding planner. Al contrario, dinanzi alla relativizzazione dei sentimenti e alla messa in discussione della famiglia, dalla celebrazione del matrimonio e dalla partecipazione all’Eucarestia le coppie devono attingere quell’energia e quella grazia, sostegno ‘nella buona e cattiva sorte’. Il sacramento del matrimonio «ci rivela un progetto che viene da lontano, che è nel cuore di Dio».
La famiglia è unità e non ‘individualità congiunte’, è una scelta e un progetto d’amore autentico e duraturo, per costruire sul ‘per sempre della fedeltà a Dio’ il ‘per sempre’ della promessa coniugale.
Tanti volti, tante storie diverse. Tante le domande che devono trovare un suggello - precisa l’arcivescovo Michele Seccia - «nel tenero bacio della buonanotte accompagnato sempre dal segno della croce» e dalla preghiera.