Dopo aver ricevuto ieri sera il devoto abbraccio finale della città di Monteroni in chiesa madre con la celebrazione eucaristica presieduta dall’arciprete don Giuseppe Spedicato, alle prime ore di oggi, la reliquia del Beato Rosario Livatino ha fatto tappa nel monastero delle Benedettine di Lecce.
La comunità claustrale leccese, guidata dalla badessa Madre Benedetta Grasso, ha accolto commossa la teca contenente la camicia insanguinata del Beato di Canicattì, giunta a Monteroni di Lecce venerdì scorso (LEGGI) nel suo primo “viaggio” oltre lo stretto di Messina e stamattina, dopo il “bagno di folla” monteronese, le monache hanno aperto le porte del monastero per un intenso momento di preghiera davanti alla preziosa reliquia. Come avviene ogni mattina nella cappella delle monache, ha presieduto l’eucarestia l’arcivescovo Michele Seccia e ha concelebrato con lui il vicario generale della diocesi di Agrigento, don Giuseppe Cumbo con l’assistenza del diacono agrigentino don Salvatore Casà, entrambi accompagnatori della reliquia qui nel Salento.
Al termine della messa, una breve processione della comunità nel chiostro e il saluto finale prima del ritorno ad Agrigento.
“Sono stati giorni molto intensi - ha commentato a caldo l’arciprete Spedicato - di preghiera, di meditazione, di riflessione sul ‘dono’ del martirio, di incontri sulla connessione tra legge, giustizia e cristianesimo. Ma soprattutto di testimonianza di come ancora oggi sia possibile vive il vangelo. La città di Monteroni ha risposto in massa all’invito-provocazione del beato, un autentico ‘santo della porta accanto’ che ha raggiunto la perfezione vivendo l’ordinarietà del suo lavoro fino al sacrificio della propria vita”.
“Quest’ultima tappa mel monastero delle Benedettine - ha concluso don Giuseppe - oltre che un doveroso gesto di riconoscenza per quanto Madre Benedetta e tutte le monache fanno nel silenzio e nel nascondimento in termini di preghiera per tutti noi, è stato il coronamento di un pellegrinaggio che è iniziato a Monteroni con l’accoglienza festosa dei bambini e della banda ed è terminato nel raccoglimento del chiostro dove ogni giorno queste nostre sorelle consacrate alla clausura, fanno dell’orazione e del lavoro la loro ragione di vita. Da oggi avranno un santo in più da invocare: il Beato Rosario”.