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Primo giorno di "scuola" anche per i sacerdoti e i diaconi della Chiesa di Lecce che ieri, venerdì 18 ottobre, convocati dall'arcivescovo Michele Seccia presso il Centro di pastorale e cultura "Giovanni Paolo II", hanno ripreso il loro itinerario di formazione spirituale permanente attraverso i ritiri mensili del clero.

 

 

 

 

Prima volta in mezzo a loro anche per mons. Angelo Raffaele Panzetta, l'arcivescovo coadiutore che Papa Francesco ha donato alla Chiesa particolare leccese il 28 agosto scorso. A spezzare per tutti la Parola, don Alessandro Valentino, presbitero della diocesi di Nola.

Dopo la recita dell'ora media è stato un emozionato Seccia a presentare il suo coadiutore in quella che lui stesso ha amato definire "una stagione nuova e bella per la nostra diocesi chiamata a lasciarsi guidare dal Bel Pastore che si serve della fraternità episcopale di questi due suoi vescovi".

A lui, con stupore grande ha fatto seguito Panzetta che si è detto grato al Signore per questa nuova chiamata a mettersi in cammino e stupito per la gioia che, ora, questa nuova esperienza gli sta riservando.

Così Panzetta: "sono felice di accogliere i vostri volti come un dono di Dio: molti di questi volti sono volti di miei ex alunni, volti già visti nei ritiri che ho avuto l'onore di tenere a questa nostra comunità, volti che ora diventano parte della mia storia. Da quando ho saputo di dover venire qui ho subito adottato, nella preghiera, questa diocesi. Vi chiedo di fare altrettanto affinché il Signore accompagni e benedica questo servizio che da qualche giorno ho iniziato qui a Lecce".

Don Alessandro, dopo aver salutato e ringraziato il presule per l'occasione concessagli, ha presentato agli uditori l'icona biblica della chiamata di Zaccaria attraverso tre sfide che si presentano nella vita del presbitero: la preghiera, la fede, il silenzio.

Con molta schiettezza, don Valentino ha evidenziato come c'è un'esperienza dalla quale prende origine la vocazione di ogni sacerdote e, soprattutto, ogni ministero nella Chiesa: la preghiera.

Ed è proprio il dono della preghiera che, nella vita del presbitero, non deve diventare mai qualcosa da fare solo per il popolo ma, prima ancora, perché di essa si nutra il ministro di Dio.

Così Valentino: "siamo tra confratelli e, spesso, non possiamo non notare che celebriamo perché è qualcosa che si deve fare per il popolo che il Signore ci affida: crediamo, invece, che da quei divini misteri, siamo prima di ogni cosa evangelizzati noi?".

Una seconda sollecitazione, alla base dell'essere sacerdoti, è data dalla fede. Il ministero ordinato non è il podio da cui si esercita una qualche bravura, né la cattedra dalla quale fare sfoggio di competenza. È, invece, una esperienza di fede, un cammino nel quale ci si fida del Signore che, attraverso la persona del sacerdote, continua ad inverarsi e ad incarnarsi.

Ancora don Alessandro: "guai, fratelli miei, se pensassimo il nostro essere presbiteri come ad un premio. Cristo Gesù ci ha usato misericordia, ci ha chiamati a stare con lui con una missione ben precisa: continuare a camminare in mezzo al suo popolo".

La conclusione della meditazione è stata, invece, dalle tonalità incoraggianti, seppur concrete. Zaccaria non diventa muto perché ha dubitato di Dio: egli tace, fino a che non nasce Giovanni, perché ha bisogno di compiere un itinerario di re-incontrare il Signore.

Conclude don Alessandro: "cari sacerdoti, il silenzio è il grande assente nella nostra vita di preti, sempre protesi al fare e al parlare. Chiediamo a Gesù il dono di saper fare silenzio prima in noi e poi fuori di noi, così da creare le condizioni per accogliere il Mistero dal quale, ogni giorno come la Madonna, dobbiamo farci abitare".

Dopo un congruo spazio di preghiera personale e un piccolo break, i presenti si sono suddivisi in piccoli gruppi dove, guidati e sollecitati dai facilitatori, hanno vissuto un tempo di conversazione nello Spirito prima di ritrovarsi, nuovamente, in cappella per l'adorazione eucaristica.

Prima del rompete le righe, un piccolo fuori programma: l'artista Luigi De Mitri, pittore salentino noto, tra l'altro, per aver realizzato numerose opere sacre, ha fatto dono all'arcivescovo Seccia di una tela ritratto, segno di stima e apprezzamento per il ministero sempre generoso e fedele del pastore leccese.

 

Photogallery di Arturo Caprioli.

 

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