Cinquant’anni fa come oggi, il card. Marcello Semeraro, veniva ordinato sacerdote nella chiesa madre di Monteroni dal vescovo Francesco Minerva.
È iniziata ieri la tre giorni che il clero leccese, convocato dall'arcivescovo Michele Seccia, sta vivendo presso l'aula magna dell'Istituto superiore di scienze religiose metropolitano "don Tonino Bello" di Lecce e avente come tema centrale "Una pastorale tra la fragilità e la speranza. Impegno di comunione in stile sinodale”.
Nella diocesi di Albano, nei primi anni del nuovo secolo, un piccolo gruppo di fedeli animati dall’amore per la Chiesa e dal grande desiderio di annunciare Gesù Cristo, unico Signore e Salvatore, dà origine ad un piccolo movimento laicale con l’unica finalità di evangelizzare giovani e famiglie.
Domani 7 settembre presso il chiostro dell’ex convento dei Teatini a Lecce con inizio alle 20,30, la Casa della Carità e la Caritas Diocesana presentano la Compagnia teatrale Ghèfiura Teatro del Salento in "Ma che razza di famiglia" (GUARDA), una commedia brillante in due atti di Alessandro Garofalo.
Sono giorni di ripartenza per la Chiesa di Lecce, i cui presbiteri e diaconi, dopo la pausa estiva, da domani sono convocati dall’arcivescovo Michele Seccia per una tre giorni (7-8-9 settembre prossimi ndr) di formazione, di ascolto, di dialogo e di programmazione in vista del nuovo anno pastorale.
Senza eccessive argomentazioni, è doveroso riconoscere che la sinodalità è stata il cuore del ministero episcopale del card. Semeraro nella diocesi di Albano. Tra alimentarne il desiderio e acquisirne lo stile, si sono configurati i tratti del volto bello di una Chiesa generativa, che accoglie e si prende cura.