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La Chiesa ha i suoi giovani santi, essi hanno dato la loro vita per Cristo, fino al martirio. In un momento storico non facile per tutti avremo il primo magistrato beato nella storia.

 

 

Questi giovani che spesso nel silenzio e nell’anonimato, hanno vissuto a fondo il vangelo, intercedono per la Chiesa universale perché possa essere sempre piena di persone gioiose coraggiose e impegnate affinché diano al mondo nuove testimonianze di vita e imparino che prima del giudizio ci vuole una capacità grande di amare e di essere umili. Abbiamo già presentato il nel webinar (CLICCA QUI ) con la presenza del card. Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, che ci ha raccontato le virtù eroiche che hanno incoraggiato a vedere una persona inflessibile mai cattiva e sempre giusta. Ci ha ricordato che Papa Francesco rileggendo le deposizioni di questo servo di Dio non ha esitato nel vedere i suoi oppositori l’odium fidei. Livatino ha vissuto sorretto solo da una costante fiducia in Dio. Così tanto da essere denigrato come “santocchio”.

La storia di Livatino da ascoltare in questo video ideato e realizzato da Maria Laura Treglia, studentessa dell’Università salesiana di Roma, ricorda come Livatino faceva trasparire il suo essere cristiano nella sua professione (CLICCA QUI). “Alcuni forse rimangono nascosti per sempre, probabilmente sono beati ma nessuno lo sa. Per Rosario Livatino non è stato così, egli era semplicemente uno dei tanti giudici ammazzati dalla mafia ma, con il tempo, la sua straordinaria esperienza di vita e la sua mitezza senza confini è venuta alla luce. Ciò che colpisce in particolare di lui è il modo totalmente cristiano in cui ha inteso il proprio lavoro come servizio e la mirabile coerenza tra il suo vissuto di fede e i fatti della sua vita”.

La frase più famosa di Rosario Livatino è infatti: “Quando moriremo nessuno ci verrà a chiedere quanto siamo stati credenti ma credibili”.

 

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