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Cari governanti,

vi confesso che, nonostante il dolore, provo un’intima soddisfazione nel dire: «Tutto è compiuto» (Gv 19,30). È come il risuonare dell’ultima nota di una sinfonia che si imprime con forza nella mente e lascia una sensazione di pienezza e di gaudio.

 

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Cari amici medici, infermieri e operatori sanitari,

come i vostri ammalati, anch’io, stando sulla croce, faccio fatica a respirare. Mi sembra quasi di soffocare. Imploro aiuto. Desidero almeno un leggero e momentaneo sostegno. Qualcuno che mi dia un po’ di sollievo.

 

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Il Dio narrato e testimoniato da Gesù, non manda alcun castigo e non gode della morte del peccatore. È il Dio della penultima possibilità. In quest'epoca di pandemia leggo molto spesso: Dov'è Dio?

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Cari increduli, agnostici e indifferenti,

mentre salivate sul calvario confusi tra la folla, vi è venuto in mente quel giorno, quando per le strade di Gerusalemme accadde qualcosa di strano.

 

 

Il frastuono si faceva sempre più forte, fino a diventare un vero disturbo della quiete pubblica. Il rumore vi toglieva la serenità necessaria per terminare il lavoro. Incuriositi, alcuni di voi si sono affacciati alla finestra, altri sono scesi per le scale e si sono fermati davanti alla porta di casa, quella che dà sul ciglio della strada. C’era come il presentimento che stesse per accadere qualcosa di eccezionale, mentre dentro di voi nasceva la voglia di prendere parte a quella strana festa. Il cuore cominciava a sussultare. Finalmente, avete visto la gente che si accalcava e gridava. No, non erano schiamazzi e strepiti. Erano, invece, inni e canti di gioia, intonati da un popolo in festa. Vi siete meravigliati.

Molti di loro agitavano rami di palma (cfr. Gv 12,12-15) e, rivolti verso la mia persona, cantavano: «Osanna al Figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore» (Mt 21,9). Sedevo su un asino che percorreva lentamente la strada sulla quale venivano stesi alcuni mantelli (cfr. Mt 21,8). Sembravo un re, mite e mansueto, portato in trionfo (cfr. Zc 9,9).

Mentre passavo, vi ho guardati a lungo, insistentemente. L’incrocio degli sguardi sembrava quasi una tacita intesa a intessere tra noi un dialogo intenso e coinvolgente. Abbiamo continuato a guardarci, mentre il corteo avanzava. Mi sono girato più volte indietro. Ho notato che continuavate a fissare con insistenza la mia persona. Quando ho svoltato l’angolo della strada, ci siamo persi di vista. Sul calvario, siete stati testimoni della mia morte in croce. Sembrava tutto finito. Ben presto, vi è giunta voce che ero vivo. «È risorto!» gridavano nuovamente per le strade, riferendosi proprio alla mia persona. «Chi è, dunque, costui?» (Mc 4,41), vi siete domandati più volte. La domanda vi brucia ancora nel cuore.

                                                                                                                                        Gesù

                                                                                                                                         vostro fratello e redentore

                                                                                                                                         *Vescovo di Ugento-S. Maria di Leuca

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“Il tempo della prosperità si dimentica la sventura”, ci dice il libro del Siracide. Alcuni in questo periodo, sentono l'assenza dei sacerdoti e dell'Eucaristia, sfruttano la tecnologia per condividere lo sguardo, la voce.

 

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Cari ammalati di coronavirus,

sento il grido d’angoscia che sale dal profondo della vostra anima: «Sono stremato dai lunghi lamenti. Ogni notte irroro di lacrime il mio letto. I miei occhi si consumano nel dolore» (Sal 6,7-8).

 

 

Forum Famiglie Puglia