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Dalla parte delle donne e non solo, la rubrica condotta dalla scrittrice leccese Giovanna Politi, nel 2021 si arricchisce di un ulteriore appuntamento settimanale per cui andrà in onda il martedì dalle 9.30 alle 10.30 e il giovedì dalle 10.30 alle 11.30.

 

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Ai microfoni de “Il sale della terra”, la rubrica settimanale di Radio Portalecce, intervengono il neo sacerdote don Alessio Seconi e il neo diacono don Antonio De Nanni in diretta sul gruppo Facebook di Radio Portalecce alle 18. 

 

Don Antonio è stato ordinato diacono il 27 dicembre 2020, festa della Santa Famiglia e 45° anniversario di ordinazione diaconale dell’arcivescovo Michele Seccia mentre, don Alessio è stato ordinato sacerdote il 5 gennaio 2021 nella cattedrale di Lecce.

I due giovani parleranno della chiamata al sacerdozio, del servizio del diaconato e del cammino che porta all’ordinazione. Del periodo della formazione, delle conferme da parte di Dio della loro chiamata e anche delle difficoltà che si incontrano nel percorso che porta al sacerdozio.

 

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Un’amicizia lunghissima, quella fra don Franco Lupo e don Oronzo De Simone. Leccesi, pietre della storia leccese del Novecento. Don Oronzo era il confessore del famoso poeta e drammaturgo in vernacolo deceduto due giorni fa all’età di 94 anni.

La commozione non gli ha consentito di parlare, del fraterno amico durante la celebrazione del funerale, svoltasi l’altro giorno nella basilica di San Domenico Savio, nel capoluogo salentino. Poi il sacerdote novantunenne ha affidato i ricordi a carta e penna. «Mi si è chiesta una breve parola, non lunga come quella detta in cattedrale per il cinquantesimo del suo sacerdozio. Ora affido alla stampa questi tre miei ricordi» ha esordito don Oronzo.

E dunque la memoria che affonda in anni lontanissimi, in tempi molto diversi da quelli odierni: «Amico fin dall’infanzia, perché dirimpettaio, ancor prima degli anni di seminario. Si giocava a stacce sul terrazzo di casa mia». Il gioco ricordato dal prelato era simile a quello delle bocce, effettuato con pietre lisce e piatte che i concorrenti cercavano di affiancare il più possibile alla staccia che fungeva da boccino. Passatempi fai da te, altra epoca. 

«Dopo lungo volgere d’anni - continua don Oronzo - dovevo contribuire con uno studio sulla Curia romana del dizionario canonico del defunto card. Pietro Palazzini: cedetti a don Franco la penna per la traduzione latina del mio testo giuridico. Sicuro com’era dei suoi “verba ad audiendum iucunda”, di ciceroniana memoria».

E infine: «Dentro e fuori il sacramento della settimanale riconciliazione sempre si anticipava questo giorno fatidico della divina misericordia per lui».

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Stamattina, nella cappella della confraternita di San Francesco da Paola (la sua confraternita, quella del santo di cui portava il nome e del quale era tanto devoto tanto da tornare da giovane spesso a Paola per pregare sulla sua tomba), la sepoltura del caro don Franco Lupo.

L'arcivescovo Michele Seccia si è recato al cimitero di Lecce (CLICCA QUI), per la tumulazione della salma di don Franco Lupo. Il presule ha voluto dare l'estremo saluto e con alcuni familiari di don Franco, con don Attilio Mesagne e con Vincenzo Paticchio, direttore di questa testata, ha pregato per questo sacerdote tanto amato dal suo popolo.

Lascia questa terra un figlio diletto di Lecce e un esempio di bontà e generosità, che la diocesi non dimenticherà.

 

 

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Ieri l'arcivescovo Michele Seccia ha presieduto la concelebrazione esequiale per don Franco Lupo, nella basilica di San Domenico Savio.

Alla messa, trasmessa in diretta da Portalecce (CLICCA QUI) erano presenti i presuli Fernando Filograna, vescovo di Nardò-Gallipoli (che ha assistito insieme al popolo) e mons. Cristoforo Palmieri, oltre a numerosi sacerdoti della diocesi e a tanti fedeli.

Nell'omelia, mons. Seccia ha ricordato il lungo ministero pastorale di don Franco, un prete dedito al servizio della gente e capace di annunciare il Vangelo con la semplicità dei dotti.

Il vescovo ha anche rammentato l'amore che don Franco nutriva per la sua città e la sua capacità di esprimere in versi dialettali la fede del popolo salentino.

Ispirandosi alla Parola di Dio, mons. Seccia ha sottolineato come realmente don Franco sia sacerdote in eterno, secondo il cuore di Dio, e ha invitato tutta la comunità a pregare per la sua anima.

Il presule ha parlato del sacerdote defunto come un sacerdote “differente” non solo per la sua cultura e per il suo servizio pastorale, ma soprattutto perché molti sacerdoti attingevano dal suo esempio e dal suo consiglio nuova linfa per il ministero. Infatti, anche quando si è ritirato a causa dell'età, don Franco ha continuato a esercitare il suo sacerdozio, accogliendo e confessando tanti confratelli. Pur non potendo celebrare i divini misteri, il Vescovo ha confidato di averlo visto sempre ben disposto quando gli portava l'Eucaristia e lo ha indicato come modello di adoratore del Signore, definendolo prete 'dal profumo di Dio'.

L' arcivescovo ha concluso ringraziando i presenti per l'affetto dimostrato a don Franco e si è augurato che il suo ricordo possa divenire stimolo per la crescita spirituale del presbiterio e della diocesi.

 

Photogallery di Arturo Caprioli.

 

 

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Numerosi i messaggi di cordoglio giunti a mons. Seccia con ogni mezzo per esprimere vicinanza e preghiera pel la morte di don Franco Lupo.

SEMERARO

“Desidero fare giungere a te e, in te, al presbiterio diocesano - scrive il card. Marcello Semeraro, prefetto della Congregazione per le cause dei santi - i miei sentimenti di vicinanza e al tempo stesso l’assicurazione della mia vicinanza nella preghiera di suffragio. Il Signore gli conceda ‘di godere in cielo della piena visione dei misteri di cui fu dispensatore sulla terra’”.

“Incontrai per la prima volta don Franco - scava nei suoi ricordi personali, in card. Semeraro, nel suo messaggio di condoglianze all’arcivescovo Seccia - nell’ottobre 1959, quando egli era insegnante di lettere nella scuola media del nostro seminario vescovile. In classe ci attraeva col suo commento ai libri dell’Iliade e dell’Ossidea, con le sue lezioni di storia… Erano anni in cui egli, benché sacerdote ancora giovane, era già un ‘predicatore’ richiesto. A Monteroni era spesso invitato per le feste di Sant’Antonio di Padova e del Crocifisso ed io stesso lo invitai a ‘predicare’ per la mia ‘prima Messa’”.

“Da allora e fino ad oggi - conclude il porporato - ho sempre conservato un rapporto molto affettuoso con lui, che mi chiamava ‘Marcello mio’”.

D’AMBROSIO

Anche l’arcivescovo emerito di Lecce, Domenico D’Ambrosio si è fatto vicino al lutto che ha colpito la nostra Chiesa locale sottolineando che “La particolare situazione che stiamo vivendo causa Covid mi impedisce di essere presente, come era mio grande desiderio, alla celebrazione esequiale”.

Così ha ricordato don Franco: “Una serie di ricordi di persone e   avvenimenti della vita della Chiesa e della nostra Lecce, lo hanno visto attento lettore e acuto e saggio interprete. Tutti trovavano in lui la prontezza e la pazienza dell'ascolto e del consiglio”.

“Ha amato e stimato i vescovi che hanno accompagnato il lungo arco della sua vita sacerdotale - scrive ancora D’Ambrosio -: mons. Minerva, mons. Mincuzzi, mons Ruppi. Mi è stato vicino come collaboratore nella segreteria nei primi due anni del mio servizio episcopale. Con discrezione e signorilità non mi ha fatto mancare la sua parola, il suo consiglio, la sua affettuosa vicinanza, aiutandomi ad entrare nel vissuto della nostra santa Chiesa”.

 

Forum Famiglie Puglia