“Eravamo in un momento di preghiera con degli scout che venivano da Pistoia, in una piazza di spaccio della periferia romana, a Tor Bella Monaca, dove a dicembre avevamo deposto un Bambino Gesù davanti a una ‘crack house’ che siamo riusciti a far chiudere, come inno alla vita, il più grande dono che Dio ci ha fatto”.
L’espressione “terza guerra mondiale a pezzi”, coniata nel 2014 da Papa Francesco, riecheggia tra gli analisti dispiegando tutta la sua pregnanza.
Un nuovo anno si apre, ma all’insegna della guerra. Il susseguirsi degli avvenimenti sembra avere creato la convinzione che il conflitto sia l’unico strumento per regolare i rapporti tra i popoli e tra le nazioni.
“C’è un buon rapporto, dialettico”, tra la Chiesa italiana e Papa Francesco. Lo ha detto a Tv2000 il presidente della Cei, il card. Matteo Zuppi, protagonista di una lunga intervista a “Soul”, il programma condotto da Monica Mondo, in onda stasera 30 dicembre alle 20.50 (GUARDA).
Le ferite sono profonde, devastanti, complesse. La prima cosa che i giovani soldati feriti dicono è da quanto tempo sono ricoverati e quanto durerà ancora la riabilitazione.
Gesù Bambino e la nuova strage degli innocenti: dei bambini che stanno pagando senza colpa la brutale follia di nuovi spietati Erodi, e proprio nella terra del Principe della pace: piccoli israeliani ostaggi di Hamas e bimbi palestinesi morti o gravemente feriti sotto le bombe, privati di tutto e costretti ad una vita di stenti.