“Fermo restando che ogni persona che si trova in una situazione di sofferenza merita prossimità e conforto - sanitario, assistenziale, morale, affettivo, psicologico, spirituale -, il caso della signora ‘Anna’ di Trieste impone una riflessione soprattutto sull’avallo che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) ha dato in toto alla sua richiesta di morte”.
In questo tempo recente, macchiato dal sangue ancora caldo delle ultime donne brutalmente accoltellate dai propri compagni, mi chiedo se si può risalire - ove fosse possibile - a un’origine storica non soltanto del fenomeno, ma alla/e causa/e che lo hanno fatto scaturire.
Lo ripetiamo con la convinzione certa che non esista una classifica della sofferenza, il dolore della morte e della violenza non sono più o meno forti a seconda del riscontro mediatico. Ma ciò a cui abbiamo partecipato in questi giorni con la morte di Giulia Cecchettin è stato un vero atto terroristico al cuore della nostra civiltà.
In questi giorni la Cei e alcune diocesi, insieme ai loro vescovi, sono state “pretestuosamente chiamate in causa da qualche organo di informazione” nel contesto di un’inchiesta giudiziaria della Procura della Repubblica di Ragusa a carico di “Mediterranea Saving Humans - Aps”.
“Una lunga e incessante preghiera per la pace”: all’inizio dell’Avvento la piccola comunità cristiana di Gaza si è ritrovata in chiesa a pregare, “con fede ma anche con tanta paura per i bombardamenti che sono ripresi con più violenza dopo l’interruzione della tregua che ci aveva dato un poco di respiro”.
In Terra Santa, nel difficile momento che stiamo vivendo, come Capi delle Chiese abbiamo pensato, per quest’anno, di ridurre al minimo le manifestazioni esteriori legate al Natale (luci, addobbi, parate e fanfare) e di proporre un Natale all’insegna della sobrietà e della solidarietà.