Nelle ultime settimane si sono registrati numerosi casi di violenza e aggressioni fra minori. In diverse province le baby-gang stanno diventando una vera e propria piaga. Gli episodi più recenti riguardano Milano, Torino, Ferrara, Parma, Roma, Napoli e Bari e in alcuni di essi sono coinvolti anche ragazzini di appena undici anni.
“Eravamo adolescenti prima della guerra. Oggi siamo adulti”. Anna ha 26 anni. Riassume con queste poche parole come la guerra ha cambiato lei e i ragazzi della sua generazione.
Finita la liturgia, nessuno esce dalla cattedrale. Rivolti verso l’altare, i fedeli intonano la “Molytva za Ukrayinu”, “Preghiera per l’Ucraina”, un inno patriottico e spirituale ucraino.
Silenzio. Anche i bambini sono silenziosi. Nelle sale d’attesa si aspetta il treno. Al caldo visto che fuori c’è la neve e le temperature sono scese sotto lo zero. Nessuno ride. Nessuno parla ad alta voce.
“Bombardamenti continui, pannelli solari distrutti, contenitori di acqua sui tetti inutilizzabili, la mancanza di cibo e ora anche la pioggia che sta allagando alcuni ambienti dove gli sfollati abitualmente passano la notte”.
“Fermo restando che ogni persona che si trova in una situazione di sofferenza merita prossimità e conforto - sanitario, assistenziale, morale, affettivo, psicologico, spirituale -, il caso della signora ‘Anna’ di Trieste impone una riflessione soprattutto sull’avallo che il Servizio sanitario nazionale (Ssn) ha dato in toto alla sua richiesta di morte”.