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“Il Mistero del Natale ci offre speranza poiché restituisce senso e significato all’umano, ricollocandolo nel suo alveo di povertà e finitezza, libero da ogni delirio”.

 

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“Proprio così dovremmo vivere il Natale, la nascita di Cristo: come fosse la prima volta, come fosse l’unica. Invece anche il Natale è entrato a gamba tesa nella routine dei nostri anni senza scalfirne l’anima, senza sconvolgimenti significativi e decisivi”.

 

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“Il Vangelo ci parla anche di un estenuante viaggio da Nazaret a Gerusalemme compiuto da Maria e Giuseppe per placare la superbia di un imperatore; ci testimonia le opposizioni subite da Giuseppe in cerca di un alloggio, la precarietà di una gravidanza e le difficoltà di una giovane coppia; ci fa sperimentare il freddo della notte, del disinteresse e della disattenzione con cui la maggioranza dei popoli ha guardato agli eventi di Betlemme”.

 

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“Natale è il silenzio. È un mistero, non lo possiamo sciupare nel chiasso. Ecco perché la nostra società, la nostra cultura, la nostra tradizione sta veramente facendo una violenza al mistero del Natale, perché lo ha gradualmente trasformato in una grande baldoria collettiva dalla quale proprio il mistero di Gesù resta completamente estraneo”.

 

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“Come è difficile scambiarci gli auguri natalizi, quando nel mondo imperversa la guerra! Essa ci parla di divisione, di impoverimento e di morte; il Natale è, invece, l’emblema della pace e della fratellanza. Per noi cristiani è doveroso promuovere la cultura della pace”.

 

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“Pace in terra agli uomini amati di buona volontà, cantano gli Angeli nella Santa Notte di Natale. Quest’anno, tuttavia, a motivo della guerra che imperversa in terra d’Ucraina e in tante parti del mondo, il boato delle armi, con il loro micidiale canto di morte, sovrasta la soavità delle melodiche canzoni natalizie”.

 

 

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