Sarebbe una profonda contraddizione se l’Anno della preghiera si moltiplicasse in una serie di iniziative proposte dal Dicastero per l’evangelizzazione.
“Se manca un impegno serio per la formazione permanente, il rischio per i preti è quello di scoraggiarsi”.
Tutelare la santità dei sacramenti da un arbitrio sregolato e salvaguardare i fedeli a ricevere i sacramenti così come la Chiesa ha stabilito. Mons. Maurizio Barba, sacerdote salentino della diocesi Ugento-Santa Maria di Leuca, docente del Pontificio Istituto Liturgico di Roma, sintetizza così il punto fondamentale della nota “Gestis Verbisque” (LEGGI) del Dicastero per la dottrina della fede sulla validità dei sacramenti.
Servitori e non imprenditori. Testimoni, prima che maestri. Discepoli, anziché padroni. Immersi completamente nel popolo, vicini ai dolori e alle gioie della gente, così da evitare il rischio di “staccarsi dalla realtà” o “sentirsi onnipotenti”, radice, questa, di ogni forma di abuso.
“Nessuno si scandalizza se do la benedizione a un imprenditore che magari sfrutta la gente: e questo è un peccato gravissimo. Mentre si scandalizza se la do a un omosessuale. Questo è ipocrisia! Il cuore del documento è l’accoglienza”.