Nella tradizione popolare questo giorno assume una dimensione di profonda tristezza, quasi di lutto; è giorno di digiuno e di astinenza, ma la liturgia, pur nella sua emotività, esprime una serena e maestosa solennità.
Il giovedì santo costituisce l’inizio del Triduo, il prologo, la porta d’ingresso. Di per sé non fa parte del Triduo pasquale in senso stretto, ma è il suo proemio.
Sarà il Papa, per la prima volta dall’inizio del pontificato, l’autore dei testi delle meditazioni della Via Crucis di venerdì prossimo, 29 marzo, al Colosseo.
Sia pur brevemente, interpelliamo la storia per conoscere l’evoluzione del triduo lungo il corso dei secoli. Fino al IV secolo, dunque, rimane la visione globale e unitaria del mistero pasquale con la sua forte concentrazione sul “Cristo crocifisso, sepolto e risorto” (Agostino).
La particolare importanza che la “solennità delle solennità” rivestiva nel cuore e nella mente dei cristiani è stata celebrata con un triduo che scandisce in maniera unitaria il triplice contenuto di tale mistero: passione, morte e risurrezione.