Un titolo accattivante ci riporta a considerare il dato religioso in Italia: “Chiese deserte ma la fede è più consapevole”, (Corriere della sera – La Lettura del 8.1.2023, pag. 8).
Ormai è certo. Il mondo della scuola vive di mode, e la moda del momento è quella istituita da genitori stranieri che, non si capisce bene con quale competenza didattica, pontificano sul valore della scuola italiana e, cosa ancora più irritante, sulle capacità didattiche dei docenti.
Ha scritto Jorge Luis Borges: “Il tempo è un fiume che mi trascina,/ ma sono io quel fiume;/ è una tigre che mi divora,/ ma sono io quella tigre;/ è un fuoco che mi consuma,/ ma sono io quel fuoco./ Il mondo, disgraziatamente, è reale;/ io, disgraziatamente, sono Borges”.
Piazza Duomo alle 8 del mattino tutti i giorni. Anche il primo dell’anno è così. È la fotografia della città sconosciuta, silente e bella. Alla fine dell’anno come anche all’alba di un nuovo capitolo di una storia che appare già scritta con rari accenti di futuro luminoso.
“L’anno che sta arrivando tra un anno passerà e io mi sto preparando. È questa la novità”. Questo motivetto noto, ci ricorda che alla fine dell'anno si fanno sempre tante riflessioni e grandi propositi.
Di brutture, nel mondo, non ne mancano. È brutta la guerra, è brutta la pandemia, è brutta la crisi economico e sociale, è brutta la violenza, sono brutti gli abusi sugli altri e di potere, sono brutte la corruzione e le mafie, è brutto il disastro ambientale, sono brutte l’ingratitudine e il sopruso. E tanto altro.