Almeno due dei tre interventi operati nella città di Lecce, dall’arch. Antonio Trevisi, non sono sue creazioni ma, realizzate da lui, e risalgono a disegni dati da Gian Giacomo dell’Acaja: il quartiere degli alloggi della guarnigione di servizio al castello (1550) ubicato presso la porta falsa di quella fortezza, ed il tratto delle mura presso porta San Giusto (Porta Napoli).
Figlio di Mauro, Emanuele Manieri, ne continuò nobilmente l’arte e fu, come riconobbe Cesare Brandi (1906-1988), un elegante architetto.
Oltre che scultore ed architetto, Giuseppe Cino, fu cronista della sua città, nella quale era nato il 1635 e ne raccolse i fatti salienti dal 1656 al 1722, annotando nella sua cronaca “Memorie” anche qualche lavoro di architettura e di scultura compiuto da lui o da altri maestri suoi contemporanei.
La presenza di Carlo Salerni tra gli architetti operosi in città è dovuta alla trasferta che, per incarico del governo, lo portò da Napoli in Terra d’Otranto, delle cui condizioni tracciò un analitico ritratto intitolato “Riflessioni sulla economia pubblica e privata e sulle truppe e fortificazioni nella provincia d’Otranto”.
Il 7 settembre 1860 fu il giorno più lungo e strepitoso della vita di Antonietta de Pace, quello per il quale il suo nome sarebbe rimasto avvinto alla via più bella e più lunga della sua Gallipoli, nella quale il 2 febbraio del 1818 era nata.
La storia delle comunità di rito bizantino, assai numerose in Terra d’Otranto, trova un’importante testimonianza nella chiesa di San Niccolò dei Greci, parrocchia della colonia albanese e greca residente in città.