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Spesso si corre il rischio di passare ignari accanto alla storia. È quello che può capitare al visitatore sbadato della chiesa dell’Ausiliatrice a Turi. In questo luogo è infatti custodita una commovente testimonianza della religiosità popolare pugliese. Anzi, una memoria in cui la fede semplice della nostra gente e il dolore profondo del nostro passato si sono come fusi. In quella chiesa si conserva, ancora oggi, il Sant’Oronzo degli americani.

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È l’elemento più caratteristico dello skyline leccese. Un vero emblema della città. Stiamo parlando della colonna di Sant’Oronzo che presto, liberata dalle impalcature che la nascondono, tornerà a riprendersi il ruolo che le spetta.

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La cittadina di Turi è nota per le squisite ciliegie e la generosità degli abitanti. Tuttavia l’aspetto che meglio la contraddistingue è l’essere un’autentica roccaforte del culto oronziano. Al punto tale che un vero turese non può non dirsi cristiano e non sentirsi figlio del grande martire appulo. A Turi sant’Oronzo è più che un patrono, è praticamente un lare, il padre da tutti riconosciuto e amato.

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Si è svolto domenica scorsa 21 Ottobre il pellegrinaggio a Lecce della comunità di Turi, guidata dall’arciprete don Giovanni Amodio e dai suoi collaboratori, tra cui il dott. Egidio Buccino, autentica memoria storica della cittadina barese.

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Il nostro viaggio sulle tracce di Sant’Oronzo parte dal cuore della Puglia, da Turi, cittadina-sorella di Lecce per il culto dedicato al protovescovo salentino. Qui incontriamo l’arciprete don Giovanni Amodio, artefice del Giubileo Oronziano pervenuto ormai alle battute finali.

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“Facciamo l’elogio degli uomini illustri, dei nostri padri nelle loro generazioni”. Con queste parole del Siracide la Chiesa di Lecce rende onore ai suoi santi patroni nella liturgia del 26 Agosto.

 

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