Un tratto caratteristico che la devozione pugliese ha attribuito nel corso dei secoli a Sant’Oronzo è il suo intervento volto a scongiurare epidemie, tempeste di fulmini e terremoti. Il primo caso risultò decisivo per il patronato su Lecce.
È noto come, in passato, la figura di Sant’Oronzo sia stata adoperata da parte leccese per contrastare l’egemonia della sede di Otranto. I vescovi della città idruntina hanno infatti sempre goduto del titolo di “primati del Salento” ed ancora sino a poco tempo fa indossavano il pallio dei metropoliti.
Botrugno, nell’arcidiocesi di Otranto, è contrada prettamente bizantina. La bella chiesa dedicata alla Vergine di Costantinopoli, quella dell’Assunta, la cappella rurale dell’oscuro San Solomo, sono testimonianze eloquenti delle sue radici greche.
Dopo aver esplorato il culto e la religiosità di Turi, il nostro viaggio sulle tracce di Sant’Oronzo raggiunge Botrugno, nell’arcidiocesi di Otranto. Qui incontriamo Andrea Bello, dottore in Lettere moderne, studioso delle vicende locali ed autore dell’agile volume Oronzo, Giusto, Fortunato. La tradizione, la storia, la fede.
Alla fine si tratterà di un vero appuntamento con la storia. Dopo opportune valutazioni ed accurati esami diagnostici da parte di un pool di esperti (sono state coinvolte l’Università del Salento, La Sapienza di Roma ed il Politecnico di Torino) il restauro della statua del santo patrono condotto dalla ditta Colaci Emilio Impianti, specializzata nel recupero di beni artistici, proseguirà a Palazzo Carafa, ovviamente con l’assenso della Sovrintendenza.
Turi si presenta come un’autentica cittadella oronziana anche perché risulta davvero impregnata dall’iconografia del protovescovo salentino.