Appena nato, la mia famiglia si trasferì nel moderno quartiere di Santa Rosa, bello e nuovo, vicinissimi alla nuova chiesa, ultimata e consacrata nel 1960.
“Un figlio del Salento nato a Vernole il 6 settembre 1930”. Così il cardinale Salvatore De Giorgi si è presentato a Portalecce nell’ INTERVISTA del 3 novembre scorso.
Grande festa nella chiesa di Lecce: domenica 6 settembre il card. Salvatore De Giorgi, figlio eminente di questa arcidiocesi ringrazia il Signore per i suoi 90 anni.
Oggi, 27 agosto, il giorno successivo alla solennità dei Santi Patroni Oronzo, Giusto e Fortunato è tradizionalmente la Giornata di ringraziamento.
Una festa patronale forse meno visibile esteriormente ma di certo spiritualmente più intensa.
Così ha definito mons. Michele Seccia la solennità dei Santi Oronzo, Giusto e Fortunato durante la messa pontificale presieduta ieri mattina (26 agosto ndr) in cattedrale alla presenza del card. Salvatore De Giorgi, di mons. Cristoforo Palmieri, concelebrata da una rappresentanza del presbiterio diocesano e religioso e trasmessa in diretta su Portalecce e Telerama.
L'arcivescovo nella sua omelia non ha mancato di richiamare i presenti e quanti da casa si sono uniti in preghiera, alla dimensione della testimonianza che ha nei martiri un modello eminente.
Ha affermato: "ci chiediamo se esistano i martiri? Esistono e sono i nuovi martiri, coloro che ogni giorno si sforzano di vivere la bellezza della propria fede cercando di attualizzare il vangelo e di renderlo via per il bene comune".
Immancabile un accenno del presule ad un'altra dimensione costitutiva la santità che è la carità, segno di attenzione al prossimo.
Ha sottolineato: "durante la pandemia tanta solidarietà si è sviluppata e la sua eco giunge fino ad oggi; c'è però chi ignora il fratello per la paura del contagio, per il timore di dover condividere il proprio con l'altro: questa non è fede ma egoismo".
Il vescovo in modo concreto ha portato l'esperienza di chi, non ha pensato al proprio tornaconto ma ha messo in atto una generosità che sa rischiare, che vuol permettere all'altro di realizzarsi.
Ha incalzato: "in questa celebrazione non posso non tener conto di quanto i martiri abbiano offerto se stessi in sacrificio; il nostro pensiero giunga ai medici, agli infermieri e si volontari che si sono donati senza riserve, solo per amore e, a volte, anche attraverso il sacrificio della loro vita".
Occorre ripartire cercando di mutuare dai santi il coraggio della parresia, la voglia di parlare al mondo di Cristo e la consapevolezza di affidarsi a coloro (i santi protettori leccesi ndr) che rappresentano l'anello di congiunzione tra la terra e il cielo.
Ancora Seccia: "i nostri patroni intercedano per noi, ci diano il gusto di desiderare le cose di Dio, benedicano i nostri passi e ci concedano di annunciare la Buona Novella con la coerenza della nostra vita".
La celebrazione proseguita in modo partecipato e composto in piena osservanza delle norme igienico-sanitarie è stata l'evento culminante di una festa destinata ad entrare, per la sua unicità, negli annali della storia.
Un momento pubblico ma quasi intimo in Piazza Duomo prima del pontificale. L’arcivescovo aveva fatto esporre dal balcone dell’episcopio la maestosa statua di Sant’Oronzo, opera in cartapesta dell’artista leccese Marcella Donno.