La prima lezione giunse proprio da Mario Draghi, quando nell’agosto del 2020 aveva un po’ sorpreso e un po’ scandalizzato con la sua distinzione fra debito buono e del debito cattivo, volendo spiegare che una spesa è buona ed accettabile se procura ricchezza ed è invece cattiva se incrementa soltanto i consumi e magari lo spreco. Ci sembrò un’osservazione interessante.
Il ‘cristiano di mezzo’ non manca mai. Non è una etichetta da attaccare al fratello nella fede, sul quale - come su chiunque - il giudizio compete soltanto a Dio.
Il tema politico di inizio anno è certamente la ricerca di un uomo o di una donna, nuova/o inquilina/o del Quirinale. Ricerca scontata o affannosa, al buio o con qualche faro, vera o falsa, nobile o scadente… pur sempre ricerca.
“Buon anno, speriamo che…”. Così in molti auguri, di questi giorni. Se conoscessimo bene cosa significhi sperare non diremmo così spesso “speriamo che…”. E forse ci chiederemmo di più: ma cosa speriamo? E come speriamo?
La pandemia stanca. Un po’ come nel “Lavorare stanca” di Cesare Pavese: dalla solitudine necessaria dell’anno scorso a una ripresa di relazioni in questi giorni, tra timori e tremori per una pandemia che tarda a finire. E stanca.
Il testo di legge unificato disattende le indicazioni della Corte costituzionale che nella sentenza n. 242 del 2019 aveva auspicato una disciplina del legislatore ma in conformità ai principi enunciati dalla sentenza stessa.