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Piazza Duomo è stata particolarmente visitata, in quest’anno, da numerose persone e gruppi provenienti non solo dall’Europa. Continua tuttora il flusso di visitatori che incrociamo tra le vie e viuzze della città.

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Tra riflessioni, condivisioni e preghiera, voglio cercare di fermarmi quest’oggi su un grido particolare che tanti ragazzi, incontrati nelle diverse evangelizzazioni, esprimono, a modo loro, tante volte: “L’indifferenza uccide!”.

Queste sono state anche le parole che Papa Francesco ha rivolto a tutti noi nell’udienza del mercoledì. Riprendendo il commento al quinto comandamento: Non uccidere, il Santo Padre ci ha fatto notare con forza come Gesù metta sullo stesso piano la morte fisica con quella causata dal disprezzo, dall’insulto, dall’odio, dal passare oltre.

“Per offendere l’innocenza di un bambino basta una frase inopportuna. Per ferire una donna può bastare un gesto di freddezza. Per spezzare il cuore di un giovane è sufficiente negargli la fiducia. Per annientare un uomo basta ignorarlo. L’indifferenza uccide.”

“Nonostante la vostra indifferenza noi esistiamo!” sono invece le parole di Angelo, uno dei primi ragazzi incontrati da Chiara Amirante a Stazione Termini all’inizio degli anni ‘90. Vorrei condividere con voi questa storia tratta dall’ultimo libro della fondatrice, “Il Grido Inascoltato”, perché lì ho trovato la via per uscire dalle mie morti interiori e da quelle di tanti giovani che in questi anni ho incontrato.

L’incontro con Angelo, il primo ragazzo che ho conosciuto andando di notte in strada, ha segnato per me una tappa fondamentale. Rispondendo a un mio semplice: “Come stai?” (l’avevo visto steso a terra collassato), mi aveva raccontato, come se ci conoscessimo da sempre, la sua drammatica storia di strada, carcere, droghe, alcool, violenze di ogni tipo e io avevo provato a lasciarmi raggiungere in profondità dal suo grido.
Avevo provato un dolore profondissimo nello scoprire che sebbene fossi a Roma, cuore della cristianità […] non c’era un posto dove accoglierlo. Stentavo a crederci: dopo venti secoli di cristianesimo, oggi come allora, a Roma, nel cuore della cristianità, non c’era posto per accogliere Gesù. […]
È stato grande il mio dolore quella sera nel non trovare un posto che accogliesse Angelo. Ancora più grande è stato poi il mio stupore nel sentire le sue parole quando, due sere dopo, l’ho incontrato nuovamente in strada. Mi ha mostrato un murales in cui c’era scritto: “Nonostante la vostra indifferenza noi esistiamo”, e ha aggiunto: “Grazie Chiara: tu mi hai salvato la vita!”. “Ma come? – ho risposto molto sorpresa – non sono riuscita neanche a trovarti un posto dove andare a dormire!”. “Vedi Chiara – ha replicato lui – quando ti sei fermata per ascoltarmi mi ero appena ripreso da una overdose con cui avevo sperato di uccidermi. Era già il mio terzo tentativo. Prima di tentare il suicidio avevo scritto il mio grido in questo murales. Poi sei arrivata tu e ti sei fermata ad ascoltarmi per più di un’ora. Allora mi sono detto: ‘Se esiste anche solo una persona sulla terra disposta a spendere un’ora del suo tempo per ascoltare uno come me (in venti anni di strada non mi era ancora successo) allora vale la pena vivere!’. E poi quella gioia che ho visto nel tuo sguardo… Ora so che esiste! La voglio anche io. Voglio conoscere questo Gesù che te l’ha donata e ti ha portato a rischiare la vita per noi!”.

Un semplice ascolto, il non passare oltre quando ti trovi davanti ad un fratello che sta soffrendo nel corpo o nello spirito, può realmente cambiare l’orizzonte a te e a coloro che si sentiranno visti!

Questo è il grido che vorrei portare al Sinodo: c’è tanta, troppa indifferenza; c’è una società che spesso esclude, ci sono persone che non si permettono di vedere, ci sono cristiani che si girano dall’altra parte quando intravedono ferite troppo purulente; c’è una parte di Chiesa che alle volte non si ferma ad ascoltare!

Che fare? Papa Francesco lo ha detto con forza alla fine della sua udienza: “Se uccidere significa distruggere, sopprimere, eliminare qualcuno, allora non uccidere vorrà dire curare, valorizzare, includere. E anche perdonare!”. Noi giovani vogliamo essere visti, curati, valorizzati, inclusi; ma soprattutto amati, lì dove altri “passerebbero oltre”!

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Nei giorni scorsi l’equipe del Progetto Policoro diocesano ha individuato il nuovo Animatore di Comunità (AdC) dell’arcidiocesi.

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Costruire il futuro sul fondamento della famiglia e delle relazioni sociali ed in particolare incontrando i giovani con attento ascolto, impegnativa consultazione e desiderato contributo: si sviluppa su queste linee il Sinodo di vescovi.

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“Siete venuti qui per dare uno scossone; datelo!”. È il monito di Papa Francesco all’inizio del Sinodo. Ieri più che mai l’ho sentito mio perché mi sono trovata a parlare davanti a Papa Francesco e ai Padri sinodali, raccontando un po’ la mia storia e come sono arrivata lì.

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Ascoltare per ripartire, ovvero, ripartire dall’ascolto. Niente di più scontato - si potrebbe dire - ma solo in apparenza. La nostra capacità recettiva, sollecitata senza interruzione da stimoli e messaggi che ci arrivano da ogni direzione, è sottoposta ad uno stress che, col tempo e con l’usura, rischia di rimanerne gravemente compromessa.

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 La seconda settimana del Sinodo dei vescovi sui giovani si è conclusa con le relazioni dei 14 Circoli minori sulla seconda parte dell'Instrumentum laboris. "Fare della parrocchia la casa dei giovani", una delle proposte emerse durante i lavori. Il 25 ottobre i padri sinodali faranno un pellegrinaggio lungo l'ultimo tratto della Via Francigena.

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A pochi giorni dall’ordinazione sacerdotale di don Carmelo Gentile, sabato 20 ottobre alle 19, presso la chiesa parrocchiale San Bernardino in Lecce per le mani e la preghiera dell’arcivescovo Michele Seccia, il contributo di Angelo Quarta del gruppo scout Agesci Lequile 1 per conoscere il prossimo novello sacerdote.

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Non poteva mancare proprio lui che il 17 maggio del 1970, 48 anni fa, ricevette il sigillo sacramentale dell'Ordine sacerdotale da un pontefice che ieri è stato ufficialmente proclamato santo da Papa Francesco.

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È terminata la seconda settimana di Sinodo. Di certo il lavoro non manca, ma sono carica per questo nuovo giorno. Mentre mi preparo per entrare nella sala dove si svolgono gli incontri, mi viene condivisa da alcuni miei amici, che stanno per iniziare il lavoro fuori, un’immagine con scritto: “Vi ricordo che alle 19 passa il parroco per la benedizione dell’account”.

 

Forum Famiglie Puglia